Fonte d’ispirazione per intere generazioni di scrittori e drammaturghi, Fedra è una figura mitologica complessa e tormentata, che vede la luce con Euripide, nella tragedia Ippolito. Moglie di Teseo, re di Atene, la donna ama perdutamente il figliastro Ippolito, che la respinge. La vendetta è immediata: Fedra lo accusa ingiustamente di aver tentato di usarle violenza, ma la menzogna innesca un meccanismo di odio e dolore che porterà ad una duplice morte, la sua e quella del ragazzo.
Elisabetta Pozzi, diretta da Francesco Tavassi, sceglie di interpretare la Fedra del poeta, scrittore e illustratore greco Ghiannis Ritsos, vissuto tra la prima e la seconda metà del Novecento, le cui opere furono messe al bando durante il colpo di stato dei colonnelli del 1967, a seguito del quale l’artista fu anche esiliato per motivi politici. Solo in seguito ai movimenti d’opinione internazionali in suo favore, gli venne concesso il domicilio coatto ad Atene, dove morì nel 1990. Autore di numerose raccolte di poesia, proprio durante l’esilio completò la serie di monologhi d’ispirazione mitologica Quarta dimensione, di cui fa parte Fedra. Con una operazione di profonda attualizzazione, il poeta greco ridisegna il mito secondo tematiche e situazioni proprie della quotidianità, rendendolo umano e contemporaneo. La “sua” Fedra esplora i turbamenti contrastanti di una donna vittima delle proprie passioni e dei sensi di colpa che ne scaturiscono. In un monologo di rara intensità, arricchito dalla profonda sensibilità dell’interprete, la voce è sostenuta e accompagnata dalle musiche originali di Daniele D’Angelo, a creare una suggestiva mescolanza di suono, recitazione, immagini, movimenti che consegna la vicenda al tempo sospeso del sogno.
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