A tutti noi suona familiare “Il Mago di Oz”, non necessariamente perché abbiamo letto il libro di Lyman Frank Baum, ma tuttavia ci affiorano alla mente dei ricordi in technicolor: la bambina con le trecce ha il volto di Judy Garland e nelle orecchie le note di “Over the Rainbow”. È passato molto tempo da allora, la bambina è cresciuta, è una ragazza ormai, si fa chiamare Dora e anche i suoni che ci giungono alle orecchie sono diversi, arrivano come in un sogno, portano con sé lo stesso sapore che hanno i ricordi e al contempo ci trasportano in un luogo che non conosciamo, proprio come accade alla nostra protagonista.
Dora si sveglia in un luogo che non conosce, accanto a lei un Uomo il quale è pronto a giurare che lei tutte le notti lei sia lì, in quel posto, e non solo lui, anche alcuni degli altri strani personaggi che incontra sembrano conoscerla, tant'è che lei non capisce più se quello sia un sogno o il vero. Sembrano tutti così reali, contemporanei, hanno tuttavia qualcosa di strano, alcuni le piacciono altri la inquietano.
Incontra dei compagni di viaggio, ognuno di loro con un desiderio da esaudire, ma lei sente solo una grande mancanza, quella di casa sua. Tutti parlano di Oz, tutti sono convinti che sia l'unico a poterla aiutare. Nessuno sa come sia fatto realmente, si presenta ogni volta con sembianze diverse e non sempre è disposto a parlare, ad un confronto, anzi a dire il vero quasi mai, si limita a lanciare proclami dal suo Castello.
In quello che Dora non sa se sia un sogno ha le sembianze di una donna, una donna a capo della Città di Smeraldo: tutti la adorano, tutti ne hanno timore. “Il Mago della Città di Smeraldo” si fa chiamare, anche ora che si presenta con fattezze femminili: chiunque si rivolge a lei lo deve fare declinando le frasi al maschile.
(Gabriele Valentini)