Ultima opera scritta da Rossini per le scene italiane, Semiramide segna il congedo dall'Italia del compositore e insieme rappresenta il suo testamento estetico, formalizzando egli qui un modello di opera dalle proporzioni così perfette da assurgere a pura idealizzazione. Se il mito della regina assira Semiramide, vicenda sanguinosa di potere e sensualità, ha sedotto vari tragediografi, tra i quali Voltaire, cui si ispirò il librettista Gaetano Rossi, indubbiamente in Rossini trova la sua sintesi più vertiginosa e riluce nell'impianto formale dalla chiarezza cristallina: a partire dalla sinfonia a sipario abbassato, una delle più complesse e ricche dal punto di vista strumentale, per continuare con l'assoluta perfezione della forma di arie e duetti. Partitura maestosa, di altissima intensità drammatica e ricca di virtuosisimi, Semiramide fu accolta alla prima veneziana (Teatro La Fenice, 3 febbraio 1823) da un enorme entusiasmo. Da allora è uno dei titoli di maggior longevità e fortuna fra quelli del repertorio serio del compositore pesarese.