Il testo di questa azione teatrale, scritta a Vienna da Metastasio nel 1735 per la musica di Luca Antonio Predieri, si configura come una festa edificante tipica della tradizione cortese umanistico-illuminata, proposta artisticamente elaborata di un modello di umanità virtuosa. Addormentatosi nella reggia di Massinissa, Scipione l’Africano è trasportato in sogno nel cielo degli eroi, dove incontra la Costanza e la Fortuna, che lo attirano con reciproche promesse.
In mezzo a un gruppo di spiriti magni gli appaiono il nonno adottivo Publio Cornelio e il padre Emilio Paolo, con i quali discute del mondo, dei desideri e delle passioni degli uomini. Chiamato a scegliere tra Fortuna e Costanza, Scipione si lascia convincere dalle esortazioni di quest’ultima. La scelta è compiuta e il sogno è terminato. Gli interessi del compositore adolescente per l’orchestra sono evidenti già dalla sinfonia d’apertura (in due soli tempi: aggiunto il Finale KV 163, diverrà autonoma come Sinfonia KV 161).
Anche nelle nove arie la brillantezza e l’eleganza della scrittura sinfonica sono palpabili; dei due cori, "Germe di cento eroi" è notevole per l’impatto espressivo, mentre il magistero di Johann Christian Bach agisce nella densità espressiva del recitativo accompagnato conclusivo.