Teatro

La favola ‘esplode’ al Teatro Litta

La favola ‘esplode’ al Teatro Litta

In scena “La favola esplosa”, spettacolo nato grazie alla collaborazione con il Teatro Comunale di Modena ed il Teatro Comunale di Chiasso.

Rossi affronta da venti anni i temi sensibili della vita con ironia e leggerezza attraverso una forma di espressione che in molti hanno definito il teatro poetico del movimento. “La favola esplosa” è uno dei suoi ultimi lavori: un lavoro per cinque giovani interpreti, formatisi nelle scuole di circo e di teatro fisico tra Italia e Svizzera, che narra il mondo onirico e antropomorfo delle fiabe italiane di Italo Calvino. A sconvolgere e coinvolgere è il ritmo vibrante e beffardo dello spettacolo: una vera e propria deflagrazione emotiva.

Danzare le favole è per essere totalmente vivi, per non dimenticare le proprie origini ancestrali, i propri miti, la propria capacità di immaginare e di stupirsi, la propria anima universale. Le favole rappresentano la voce, forse impersonale, ma proprio per questo tanto più antica, di un’esistenza primaria, immediata, totale nei suoi entusiasmi, così come nelle sue paure, nei suoi illogici innamoramenti, così come negli odii più profondi ed inspiegabili; un’esistenza, a ben guardare, assai simile a quella di ciascuno di noi negli anni, più o meno lontani, più o meno rimpianti, della nostra infanzia.

Dopo lo spettacolo, verrà proposto “Alma”, il quarto assolo di Rossi che, prendendo spunto da una poesia di Pablo Neruda, tocca sentimenti forti come l’amore, la solitudine e la sensazione della morte. “Alma” è una parola dai molteplici significati: in castigliano significa ‘anima’, inoltre il suo suono fa affiorare alla mente parole come alba, animale, arma, karma, calma, labbra, larva, rabbia, lacrima, lamento, lontano.


Il lavoro di Rossi verte sul contrasto e l’opposto che è in noi, e il desiderio di reagire a questa inesorabile condizione. Sono inoltre presenti altre poesie di Pablo Neruda, Cesare Pavese e gli aforismi e le magie di Alda Merini. Le musiche che accompagnano il lavoro, fuse perfettamente con la danza e la parola, sono di autori quali De Andrè, King Crimson, Death in Vegas e John Oswald.

Giorgio Rossi descrive così i suoi spettacoli: “Malgrado nei miei spettacoli l’elemento evocativo sia determinante, lo spettatore è sempre spinto a costruirsi un suo percorso, riconosce sempre qualcosa che è legato alle proprie esperienze, al proprio sentire la vita. Quando mi chiedono che genere di danza faccio, la risposta è sempre lunga e termina comunque con l’invito a venire a vedere, sentire, percepire l’evento nel suo compiersi, perché è più vicino all’esperienza di una passeggiata nella natura, dell’atto d’amare, piuttosto che alla comprensione di un concetto astratto legato ad un ragionamento mentale. Il teatro poetico del movimento è una definizione che può avvicinarsi a ciò che tento di fare in scena.”