Si incontrarono sull'altipiano di Asiago l'inverno di sei anni fa: il regista e attore Marco Paolini, classe 1956 e lo scrittore Mario Rigoni Stern, classe 1921.
Entrambi veneti: Paolini bellunese, e Rigoni Stern vicentino. Paolini era salito in montagna, a casa di Rigoni, per girare un film su di lui.
«Rimanemmo bloccati nella baita per una nevicata», ricorda. Neve, neve, ancora neve. La stessa che segna la storia autobiografica che Rigoni racconta nel suo romanzo d'esordio Il sergente nella neve. Il sergente era lui, maggiore per gradi e maggiorenne da poco. La neve era quella della taiga russa, teatro della disperata ritirata delle truppe italiane nell'inverno del '42-'43. Rigoni scrisse il romanzo a vari anni di distanza dal ritorno a casa. Glielo pubblicò Elio Vittorini nel 1953.
Ora il suo romanzo ha ispirato Il sergente, l'ultimo spettacolo teatrale del grande genio della performance e della parola Marco Paolini, che lo porta in scena al Municipale per la stagione di prosa organizzata da Teatro Giovo Vita stasera, domani, e dopodomani alle 21. Mercoledì alle 17.30 al ridotto del teatro comunale Filodrammatici, l'incontro "Ditelo all'attore" (a ingresso libero) curato dal critico teatrale Enrico Marcotti che sarà l'occasione per parlare con Paolini non solo della ricerca che ha dato vita a Il sergente, ma anche del suo teatro civile sempre proteso tra i ricordi di ieri e i problemi di oggi. Anche Il sergente ha questa tensione.
Ha detto Paolini: «I volantini russi dicevano: italiani, siete a quattromila chilometri da casa, arrendetevi. Chi si arrendeva all'evidenza della realtà, alla stanchezza, chi rinunciava alle armi che aveva, a oliarle, pulirle e tenerle in efficienza, era finito. Io penso che la democrazia sia la nostra arma, quella che ha bisogno di manutenzione, e la dobbiamo curare». Ed è questo che esce nelle due ore di spettacolo, in cui Paolini è in scena con una bella coperta rossa sulle spalle, regalo di una donna russa conosciuta sulle rive del Don. Paolini infatti in quei luoghi c'è stato. Dopo l'incontro con Rigoni, l'incontro con la taiga russa. Lo spettacolo ne porta le tracce; in scena infatti si intrecciano due piani di racconto corrispondenti ai due viaggi, quello di Paolini sul treno e quello di Stern, sulla tradotta dei militari 62 anni fa. In scena ci sono le foto di viaggio firmate da Monika Bulaj, una macchina da scrivere "suonata" da Marco Austeri, la musica (registrata) con brani di Paolini e I Mercanti di liquore, musiche originali di Uri Caine, e Mario Brunello che suona al cello Alone di Giovanni Sollima.
Paolini, che quest'anno compie il mezzo secolo di vita, è riuscito a raccontare quasi un secolo di storia, attraverso il teatro in primis, ma anche in tv e col cinema. Da ricordare l'ormai celebre Il racconto del Vajont che ha ricevuto il "Premio speciale Ubu" 1995 per il Teatro Politico, il "Premio Idi" 1996 per la migliore novità italiana e che è stato trasmesso in diretta tv su Rai 2 il 9 ottobre 1997 (anniversario della tragedia del Vajont).
Nel 2003 Paolini ha realizzato con Andrea Purgatori e Francesco Niccolini, per la regia di Davide Ferrario, dodici racconti per la trasmissione Report. In questi giorni in edicola escono i dvd dei suoi Album, biografia collettiva della sua generazione.
Donata Meneghelli.
Teatro