Il primo atto de “Il medico dei pazzi”, con un umorismo delicato e tempi più soft, ingrana presentandoci i personaggi, alcuni dei quali sono delle “macchiette” tipiche del teatro di Scarpetta: Ciccillo vive in città e ha mentito per anni al suo ricco zio Felice Sciosciammocca, campagnolo di Roccasecca, dicendogli di essersi laureato in medicina e aver aperto un manicomio, per farsi mandare i soldi da sperperare per i suoi divertimenti. Ma quando finalmente lo zio viene a trovarlo con la seconda moglie in città, Ciccillo decide di fargli credere, con l’aiuto di un suo amico che deve fingersi un malato mentale in cura da lui, che la pensione in cui alloggia sia il manicomio.
Il divertimento vero arriva nel secondo atto: i ritmi accelerano e la comicità esplode, a causa dei dialoghi e delle situazioni equivoche che si creano tra Don Felice e i bizzarri ospiti della pensione, che egli crede pazzi. Il momento più esilarante e meglio riuscito è senz’altro la conversazione tra Sciosciammocca, terrorizzato perché suo nipote lo ha lasciato per un pò da solo nella pensione e l’estroso violinista direttore d’orchestra. Cercando di assecondare tutte le richieste degli ospiti della pensione che incontra, si trova a fare promesse di ogni tipo e così, nel terzo atto, se li ritrova tutti a casa sua…
Gravina, rispetto a qualche anno fa, quando intraprese per la prima volta la messa in scena di questa commedia, è ora decisamente più incisivo e coinvolgente, vero protagonista dei momenti di massimo divertimento. Un po’ superata, forse, la trovata comica del direttore della pensione in versione “effeminata”…
Roma, Teatro Prati, 30 novembre 2007
Visto il
al
Eleonora Duse
di Genova
(GE)