Con un chiaro riferimento all’originaria stesura della favola di Lewis Carroll “Alice's Adventures Underground” (che solo in seguito divenne “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie”), sbarca di nuovo all’Orologio la compagnia Epaulement Ballet, diretta da Loredana Battistin.
Presentato come uno spettacolo di teatro-danza, fin dai primi movimenti si avverte subito che a guidare i passi di una novella Alice e del suo seguito fantastico e immaginifico di creature del sottosuolo, c’è soprattutto un apparato degno dei migliori musical, con giovani e giovanissime danzatrici che, mirabilmente accompagnate da luci imponenti e accurate, creano quel sottobosco di personaggi e figure misteriose in cui si perde la ragazzina in cerca di sogni e di risposte.
È grazie a questa profusione di energia e di talenti che il testo di Carroll trova una nuova ricchezza e dimensione. La partita a scacchi di Alice, che insegue il Bianconiglio ma al contempo ricerca la corte del re e il posto di Regina, diventa un insieme di tappe musicali che attraversano il repertorio moderno dei maggiori successi degli ultimi decenni. Quando non canta o non balla Alice parla, visita, incontra, interroga in continuazione: sue virgiliane guide e mentori restano le figure di sempre: il Bianconiglio – una Barbara Villa in stato di grazia, Theopilius Hatta (Mad-Hatter, il Cappellaio Matto) – dove riversa la sua voce ‘nera’ l’ottimo Stefano Mondini, e un malinconico Stregatto in versione blues – coinvolgente e intensa Lina Milano.
La particolarità delle scelte della regista Battistin verte proprio sulle voci e sulle presenze sceniche, e se per il personaggio di Alice si è rivelata spontanea ed efficace la giovane Maria Letizia Siforni, dalla danza al teatro vero e proprio non c’è che un passo ed ecco che, in questo rutilante, a volte lunare, a volte esistenziale universo magico “fatto della materia di cui sono fatti i sogni”, si materializza come un monolite fuori posto, gigantesco ma superato, la figura del Re.
Trova posto qui una scelta di regia peculiare, per la quale abbiamo già udito in bocca al Bianconiglio o allo Stregatto citazioni dei grandi classici (Shakespeare su tutti): qui è Ionesco che parla dalle labbra di un Re che non si chiama più Bérenger , ma come lui è destinato a perire per quella ragion di stato che ora vuole si dia il passo al nuovo, ovvero ad Alice. Straziante ed energica la prova di Franco Zucca, che nei panni del Re accompagna con il suo addio e la sua dignità di sovrano abdicante l’ultima parte del viaggio di Alice, e al contempo rida tono al ritmo dello spettacolo, il cui tempo un po’ troppo allungato (due ore di rappresentazione) tende inevitabilmente a farsi sentire sull’uditorio.
Alla fine ogni sogno, ogni visione trova il suo posto: il viaggio al di là dello specchio di Alice fa la pace con il tempo e per una nuova Regina che nasce nel Paese delle Meraviglie, un’altra Alice rinasce in se stessa, come monito a non tradire mai la capacità di sognare e di interrogare in continuazione.
Roma, 17 aprile 2009
Teatro dell’Orologio – sala Orfeo
Visto il
al
Dell'Orologio - Sala Orfeo
di Roma
(RM)