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APPESI A UN FILO...REVOLUTION

Il sottile filo della comicità

Il sottile filo della comicità

E’ un curioso patchwork teatrale l’idea di Paolo Ziccardi, già sceneggiatore e redattore critico, che approda alla regia con un’operazione composita che mette insieme due atti unici uniti da tre intermezzi. Il soggetto parte da un precedente musical – ci racconta il regista – che tuttavia prevedeva una drammaturgia e una durata temporale difficilmente adattabili a un contesto teatrale più breve e semplice. Ziccardi quindi si rimbocca le maniche e di fatto riscrive l’intera opera mantenendo come centro e fulcro della drammaturgia il telefono, ideale filo rosso che unisce storie, vite e complici ironie come tessuto interstiziale comico. Nel primo atto, preso da una piccola pièce di Dario Fo, si racconta il modo fatale e comicamente subdolo con cui il telefono complica la vita di un ‘povero’ ladro e sua moglie, che si trovano ad aver a che fare con due coppie di rispettivi fedifraghi che il mariuolo intendeva derubare. Nel secondo tempo si inscena senza soluzione di continuità un’altra vicenda, di umorismo più sottile, dove le schermaglie coniugali che accompagnano l’organizzazione di una sera all’opera portano a un uso compulsivo del telefono, in cui si sommano contrattempi e personaggi fino al misero naufragio della serata.

Gli attori arruolati da Ziccardi sono più o meno adeguati all’ambientazione delle due vicende “borghesi” con il telefono come protagonista – ci preme segnalare tra tutti le eccellenti prove di Lucia Radicchi, Paolo Cives e Antonio Mauriello, superbi nel tempo e nell’ascolto comico dei propri personaggi – mentre la difficoltà di legare tre intermezzi, appositamente studiati per precedere e seguire i due atti, ha ragione delle buone intenzioni dei tre attori impegnati in proscenio, tra cui si espone lo stesso Ziccardi, peraltro buon caratterista nella seconda vicenda in cui il regista/attore si incarica di sostenere tutti gli stralunati e divertenti personaggi secondari (dalla madre opprimente ai trucidi vicini di casa) che infestano di proposte e schiamazzi i (non troppo) tranquilli progetti operistici della coppia protagonista.
La sceneggiatura teatrale e l’intreccio comico delle due storie sono narrate con grande efficacia e la regia attua scelte indovinate nella costruzione delle irresistibili coreografie tra i malcapitati protagonisti che, di volta in volta, si trovano ad afferrare l’uno o l’altro apparecchio telefonico dando vita ad equivoci ed esilaranti battute. Invece molto più sottile e rischiosa appare la scelta di creare un cuscinetto con gli intermezzi, attuati dai tre attori che, staccati da quanto accade o accadrà in scena, dialogano davanti al sipario chiuso tra di loro e con il pubblico, proponendo tesi a sostegno o a sfiducia dell’importanza o utilità del famigerato telefono nella vita di ogni giorno.
Oltre a mantenere il tempo e l’efficacia comica, impresa difficile non sempre condotta in porto, la somma di troppe parti teatrali slegate tra di loro – il primo tempo, con un’atmosfera e un’efficacia comica tutte sue appare nettamente superiore e indipendente dal resto dello spettacolo – alla fine ha ragione della coerenza e della godibilità dello spettacolo, che sale di tono negli atti recitati per subire una flessione di stanchezza negli intermezzi che non sono sostenuti né nell’intreccio narrativo né nella maturità delle rispettive interpretazioni.

Visto il 23-11-2011
al Della Visitazione di Roma (RM)