Uno spettacolo che descrive l…

Uno spettacolo che descrive l…
Uno spettacolo che descrive la vicenda di un uomo qualunque, Djelloul, ma che al contempo si concentra sulla stessa “arte di raccontare”, attraverso la forma del “Goual”, il narrare algerino in cui chi narra diventa coro e compartecipe insieme della storia insieme al suo uditorio. È questa la bella proposta dell’Istituto Teatrale Europeo che, grazie all’Ambasciata Algerina in Italia, offre al pubblico un’occasione per vivere un aspetto importante di un’altra cultura attraverso una delle sue voci più acclamate, quella di Abdelkader Alloula, drammaturgo contemporaneo assassinato nel 1994. Da uno degli atti della sua pièce “Les Generoux” il regista Benhamamouch trae spunto per questa favola moderna, raccontata da sette attrici e un attore, che a turno rivestono il ruolo di Goual per vivere la storia di Djelloul, impiegato semplice in un ospedale locale, ma che in qualche modo diventa fulcro di una crociata contro ogni sorta di ingiustizia fino a perdere la pace e il respiro. Corre infatti, Djelloul, corre tutto il tempo, in perenne battaglia contro il proprio temperamento collerico che lo pone al centro di una serie di grattacapi notevoli. A raccontarne le vicende, abbiamo detto, la moglie, i figli, gli amici, ovvero gli allievi e i professionisti dell’Istituto Teatrale Europeo che in due settimane, insieme a Jamil Benhamamouch, hanno montato uno spettacolo in cui il canovaccio che apre l’interpretazione a ogni possibilità si alterna a una coralità minuziosa di voci e di azioni fisiche in cui ognuno racconta la storia di Djelloul ma solo uno lo vive, correndo tutto il tempo (la brava Antonella Salvatore). Ritroviamo un modo di fare e studiare il teatro che non è dissimile dalle leggi antiche della commedia dell’arte, pur provenendo dall’altra parte del Mediterraneo. È in questo trans-culturalismo teatrale che diventa tanto più apprezzabile la prova di attori e regista, che hanno condiviso un periodo di tempo e un luogo neutri, in cui far incontrare le reciproche esperienze e culture. Tutto viene devoluto con grande impiego di energia e motivazione in nome di una bella storia di generosità spesso incompresa e, forse, perché anche in Italia possa essere un po’ più noto il nome di Alloula e di tutti gli uomini di penna e di pensiero come lui, scomparsi precocemente e ingiustamente. Roma, 13 marzo 2009 Teatro Abarico