La Garçonne e l’energia rivoluzionaria dei Ruggenti Anni Venti sono la cornice storica del "Don Giovanni di Mozart secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio", un’altra opera del musicista austriaco messa in scena dall’ensemble multietnico.
La Garçonne e l’energia rivoluzionaria dei Ruggenti Anni Venti sono la cornice storica del Don Giovanni di Mozart secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio, un’altra opera del musicista austriaco messa in scena dall’ensemble multietnico.
Rilettura quasi fedele all’originale, con tagli e modifiche del testo che mantiene l’integrità del nucleo narrativo. Rimane oscuro, se non si conosce il libretto, la figura del Commendatore, un collage animato di volti in bianco e nero. Lo spirito interrompe l’atmosfera festosa e incombe sulla coscienza del Don Giovanni (Pedra Magoni) che sembra mantenere fede alla sua passione principale: l’amore per le donne.
L’amore del Don Giovanni: chi ama va all’inferno?
La vivacità e la forza della seduzione vincono sull’amore stereotipato della monogamia. La gioia e l’ebbrezza della conquista passionale fanno del protagonista un amatore della libertà e della bellezza, come se ogni donna fosse amata in modo diverso, poiché:
“È tutto amore. Chi a una sola è fedele verso l’altre è crudele; io, che in me sento sì esteso sentimento, vo’ bene a tutte quante: le donne poi che calcolar non sanno, il mio buon natural chiamano inganno”.
Zerlina (Mama Majas), Donna Elvira (Hersi Matmuja), Donna Anna (Simona Boo) sono protagoniste attive del gioco dell’amoroso, non più donzelle fragili o vittime di tragedie e struggimenti romantici. La forza della seduzione si fa cieca come espediente per lo scambio dei ruoli tra il servo Leporello (Omar Lopez Valle) e il padrone Don Giovanni: le donne bendate lo conquistano ed è l’unico personaggio maschile che in tal caso condivide in maniera viscerale la passione del protagonista per l’amore. Risucchiato “dalla confusione come da un’orribile tempesta”, Don Giovanni sarà condotto all’inferno dal coro, il senso di colpa inconscio lo condannerà, ma la sua tragica fine sarà anche la sua salvezza.
Le sperimentazioni musicali si susseguono con stili diversi: dal ragtime alla disco music, dal rocksteady alla bossanova, dal soul allo ska-reggae, per chiudersi con un classico dell’elettronica degli Settanta: I feel Love di Donna Summer.
Toni vocalici fluidi, pieni di energia e personalità sia per abilità e timbri differenti sia per l’uso di varie lingue: italiano, francese, portoghese e arabo.
L’Orchestra multietnica di Piazza Vittorio
Dopo il documentario di Abel Ferrara, Piazza Vittorio, uno dei luoghi “caldi” di Roma, a causa di polemiche sul degrado e la presenza di una minoranza etnica italiana, è diventata simbolo della varietà multietnica italiana.
Conosciuta in passato per il suo mercato, in cui De Sica girò le scene di Ladri di Biciclette, dal 2002 un gruppo di artisti – guidati da Marco Tronco e Agostino Ferrente – a seguito di un progetto di riconversione del cinema Apollo 11 a rischio chiusura, ha rivendicato questa natura multietnica per creare un progetto musicale: l’Orchestra di Piazza Vittorio.
Una fusione di culture e linguaggi che si esprimecon melodie varie e composite in progetti ambizioni, supportati dall’Accademia Filarmonica di Roma, come quest’ultimo lavoro, il Don Giovanni di Mozart. L’eclettismo degli arrangiamenti rende leggere le arie mozartiane, a discapito del carattere teatrale della recitazione che nelle rappresentazioni classiche è più marcato.