Danza
DORIAN GRAY - LA BELLEZZA NON HA PIETà

La verità non teme il tempo

Dorian Gray
Dorian Gray

«Tutti gli occhi che ho tradito, tutti i cuori che ho spezzato, le mani che ho lasciato pesano su di me», commenta il protagonista in “Verità”: la più bella forse tra le quindici splendide lyrics songs – questo il termine per loro più adatto – che costellano Dorian Gray. La bellezza non ha pietà, spettacolo a metà strada tra il musical ed una sorta di modernissimo melologo, presentato al Teatro La Fenice di Venezia in questo scorcio di brumoso novembre. E che nasce sotto l'egida del grande stilista Pierre Cardin, che ne ha disegnato i costumi e prodotto in prima persona l'intera operazione tramite il suo Espace Cardin di Place de la Concorde a Parigi, vetrina e fucina di talenti artistici.

In realtà, questo adattamento originale per le scene teatrali d'uno dei capolavori della letteratura di fine '800 era già andato in scena nel massimo teatro veneziano, con due recite ai primi dell'agosto scorso; nei panni del protagonsita, Matteo Setti. Ma ora il ruolo di interprete principale, l'unico recitato e cantato di quest'opera moderna in un solo lungo atto che vede anche il bravissimo mimo/ballerino Thibault Serviére - un passato da trapezista nei circhi – impegnato a rendere visibili l'anima e le riflessioni del protagonista, è questa volta affidato ad un altra, diversa personalità. Ed è quella di Federico Marignetti: giovane artista romano, che è una vera esplosione di versatilità e di doti naturali, sia nella missione di attore, sia quando sa trasformarsi in ineccepibile cantante grazie ad una voce intonatissima, ben timbrata e ricca di colori.

Non solo l'antichità classica, ma anche la letteratura moderna ha saputo generare miti ed icone immortali; e tra quelli che toccano il lato più oscuro dell'uomo ed i suoi rapporti con il Male, uno dei primi posti credo spetti proprio al Dorian Gray di Oscar Wilde. Ridurre questo romanzo alle dimensioni d'uno spettacolo di un'ora e mezza - il racconto inizia quando Dorian sta divenendo uomo maturo, ma solo anagraficamente perché, come si sa, un misterioso suo ritratto invecchia per lui, celandone l'anima e recando i segni visibili del suo mostruoso degrado morale - era in partenza impresa molto difficile. Volendo, sopra tutto, preservarne le turbinanti atmosfere e le inquietudini psicologiche, e trasformarlo in una partitura musicale. Eppure nell'appassionante libretto di Daniele Martini – agile strumento di base, strutturato in quindici 'arie' collegate da momenti recitativi - la profondità della poesia è senza ombra di dubbio il pregio maggiore; tanto che leggerne i versi sarebbe già di per sé un buon godimento. Ma ci sono poi le musiche, anche queste di Martini, che oltre ad essere senz'altro seducenti, sono perfettamente in grado di sottolineare i sentimenti del protagonista, le sue nevrosi, le sue macerazioni, i suoi rimorsi e rimpianti. Musiche scritte con innegabile maestria ed innervate da un impulsivo, denso e passionale melodiare, con impennate liriche che sono altrettanti affondi nel cuore dello spettatore. La collaborazione con questo talentuoso compositore padovano non è peraltro nuova: nel 2009 Cardin aveva prodotto il suo primo musical intitolato Casanova, amori e inganni a Venezia che, dopo aver debuttato in prima mondiale nella città lagunare, in Piazza San Marco, ha girato con successo mezza Europa; e nel 2013 Amleto, che l'ha visto all'opera in qualità di autore, interprete e regista.

Dal côté visivo, poi, questa seducente messa in scena poggia su di un solido apparato: la direzione artistica ed il set design di Rodrigo Basilicati, l'intelligente regia a quattro mani dell'inglese Wayne Fowkes e del toscano Emanuele Gamba, intensa nel segno ed assai attenta alle gestualità del protagonista e del suo alter ego coreografico; e per finire, il fantasioso video design di Sara Caliumi e le luci di Paolo Bonapace. Di fronte al pubblico si staglia un grande cubo rotante, aperto sui lati e dotato di scale, è l'unica struttura concreta e reale; sono le fascinose e sempre mutevoli video proiezioni, ed il gioco delle luci a creare un ininterrotto variare di sorprendenti situazioni visive, che trascinano il pubblico in un lungo viaggio fra dimensioni fantastiche. Molto raffinati – ed era naturale che fosse così – i costumi creati da Pierre Cardin per i protagonisti. Due soli i punti deboli dello spettacolo visto domenica scorsa: la non ottimale amplificazione delle basi registrate generalmente relegate sullo sfondo, e che tende al contrario a portare la voce troppo in primo piano; e gli arrangiamenti strumentali un po' banali di Daniele Falangone.

Con questa ultima messa a punto, il cui risultato è stato visibilmente apprezzato dal foltissimo pubblico presente – lo stesso che ha tributato affettuosi applausi anche a Pierre Cardin, presente in sala con i suoi 94 anni portati con invidiabile energia e lucidità - Dorian Gray è dunque del tutto pronto per affrontare una lunga tournée internazionale, che a partire dal gennaio 2017 toccherà anche alcuni importanti sale italiane.

Visto il 20-11-2016
al La Fenice di Venezia (VE)