A distanza di circa due lustri da un precedente allestimento al Teatro Due di Parma, Elisabetta Pozzi è tornata a confrontarsi con il personaggio di Elena di Troia narrato nell’omonimo poema di Iannis Ritsos, in una nuova produzione che ha fatto tappa anche al Teatro Nuovo di Varese.
Se lo spettacolo precedente era quasi esclusivamente di parola (la Pozzi rimaneva immobile per tutta la durata in una buca alcuni metri sotto gli spettatori), stavolta, complici le azzeccatissime musiche del marito Daniele D’Angelo e la suggestiva regia di Andrea Chiodi, il testo ha assunto una valenza decisamente più teatrale.
L’Elena immaginata da Ritsos vive esclusivamente il suo presente, alcuni anni dopo la guerra di Troia, ed ha quasi completamente dimenticato quel passato di battaglie e passioni che l’ha vista protagonista di uno dei conflitti più sanguinosi della storia. Il ricordo è vago, distaccato, al punto che abbiamo la sensazione che anche all’epoca non le fosse importato molto di quello che stava accadendo per causa sua.
Molto intrigante a questo proposito è il parallelismo che viene creato sulla scena: Elena è una cantante di night club ormai a fine carriera che, come il personaggio storico, è stata in passato oggetto di desiderio e, presumibilmente, di dispute tra uomini, che ha sempre però vissuto con distacco.
Ad accentuare ulteriormente questo contrasto tra passato e presente contribuisce la drammaturgia che inserisce nel testo di Ritsos brani di Seferis, Euripide e, soprattutto, di Omero. Come esempio si può citare il racconto del duello fra Paride e Menelao che, se nell’Iliade è tratteggiato secondo i canoni dell’eroismo epico, in quello in prima persona di Elena si trasforma nel ricordo di lei che, mentre i due combattevano, passeggiava sulle mura di Troia inebriata dai suoi fiori ed appena disturbata dal rumore delle armi.
Magnetica sulla scena la Pozzi che anche in questo spettacolo conferma le sue maiuscole doti d’interprete, padroneggiando con naturalezza la variegata tavolozza di emozioni che caratterizzano il racconto.
A rendere ancora più efficace l’interpretazione contribuiscono le belle musiche di Daniele D’Angelo che non si limitano solo a creare un tappeto sonoro ma si fondono perfettamente con la recitazione, al punto che in alcuni casi la declamazione è così ritmata da trasformarsi una sorta di rap.
Dal punto di vista visivo la regia di Andrea Chiodi riesce a creare momenti di grande intensità con assoluta semplicità. I quattro sgabelli da night club che costituiscono la scenografia si trasformano, a seconda dei momenti, nei mobili della reggia che vengono spostati o in Paride e Menelao che duellano o ancora nel mezzo che nel suggestivo finale permette ad Elena di librarsi nell’aria.
Tre artisti per uno spettacolo di grande efficacia che, una volta concluso, lascia una lunga coda di emozioni, che il pubblico ha premiato con applausi meritatissimi.
Prosa
ELENA
Poema in musica per una grande Elisabetta Pozzi
Visto il
15-01-2015
al
Nuovo
di Varese
(VA)