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FA COME SE FOSSI A CASA MIA

Filippo e Germano, le loro fi…

Filippo e Germano, le loro fi…
Filippo e Germano, le loro fidanzate, Giulia ed Esalacion; un appartamento da dividere in quattro: un’improvvisa vincita che, evento inatteso, cambierà le vite di tutti tranne le personali convinzioni di qualcuno. Una commedia efficace, all’apparenza semplice, che conduce invece a un sottotesto inaspettato e carico di spunti di riflessione. La fa da padrone il testo, di grande intelligenza e attualità, dove l’amor proprio e il sano egoismo dei trentenni rampanti e un po’ disillusi d’oggi viene a scontrarsi con la dolce e determinata furbizia di fidanzate improvvisate e immature (ma non troppo), dando così luogo a un intreccio corposo, pieno di dialoghi scoppiettanti che strappano risate a più non posso, ma non distolgono mai l’attenzione dalla complessità dei quattro caratteri, ognuno dei quali è chiamato a una lezione di vita ben precisa con cui confrontarsi. Tanto più valida è la prova di autore e di attore di Gianluca Crisafi nel suo mettersi in gioco nel ruolo del protagonista, il cinico Filippo, tanto più sicura e solida si conferma la regia di Davide Lepore, qui al suo debutto come ‘metteur en scène’, cui si deve il grande merito di non lasciare nulla al caso, ma al contempo di non pretendere una teatralizzazione dell’intreccio, ma di dargli invece una levità e un realismo in cui lo spazio scenico, ben definito dalla cura degli interni, sposa la migliore tradizione “americana” della commedia, nei suoi ritmi leggeri ma nient’affatto banali. È una formula di sicuro successo che riposa sulle evoluzioni comiche dei quattro attori, che comunicano al pubblico una gradevolissima sensazione di divertimento e agio reciproco, assistiti dall’improbabile ed esilarante maggiordomo “inglese” Teo Bellia. Un tocco felice i “titoli di coda” inusuali che scandiscono gli applausi finali e riconducono la morale – inevitabile – della storia, a una frase di nietzchiana memoria, che avrebbe potuto tranquillamente aprire l’intera vicenda: “Le conseguenze delle nostre azioni ci pigliano per il collo senza badare se nel frattempo ci siamo corretti”. Roma, 13 febbraio 2009 Teatro dell’Orologio – sala Orfeo
Visto il
al De' Servi di Roma (RM)