Qualunque partita prima o poi arriva alla fine.
Quante siano le sostituzioni, quanti siano i falli, quanti siano i fischi dell’arbitro, quante siano le espulsioni, che possano rallentare il tempo previsto, comunque la partita giungerà al termine. E cos’altro è la vita se non una partita che ci giochiamo, con le regole stabilite dal contesto sociale in cui nasciamo?
Il testo di Beckett descrive tutto ciò con i tempi esasperanti del teatro dell’assurdo, con dialoghi senza senso, ripetitivi e serrati, capaci di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso tragico del dramma che vivono i protagonisti.
In scena al teatro India c’è la partita della vita di un giovane che per abitudine non riesce a staccarsi dal nido del suo vecchio patrigno, ormai sulla sedia a rotelle e cieco, e continua a sopportarlo, a sopportare i suoi regolari ed esasperanti ordini. E poi c’è la partita della vita di un anziano, burbero, che nonostante sia sulla sedia a rotelle e cieco, non smette di dare, con presunzione, disposizioni al figlio e di maltrattare i suoi vecchi genitori, per lui ormai veri e propri rifiuti.
La storia è ambientata interamente nella stanza vuota di una casa, ciò che c’è oltre le mura è irrilevante, infatti per gli stessi protagonisti fuori non accade nulla. Nella quite routine passano i giorni, ognuno identico a sé stesso, e così gli anni. Ma alla fine, la partita finisce per tutti. C’è chi va verso la morte, e invece chi, come il giovane, anche se ormai troppo tardi, abbandona finalmente il nido che lo vincolava.
Questo è il racconto di ogni figlio, bamboccione, che lascia il proprio nido quando è ormai troppo tardi per imparare da solo a godersi liberamente la propria vita; è il racconto di ogni genitore che per troppo amore soffoca e lega a sé i figli facendo leva sul bisogno e la compassione; è il racconto di ogni figlio che tratta come scarto e rifiuto il genitore ormai anziano. È lo specchio delle dinamiche famigliari che viviamo ancora oggi. È la messa a nudo delle relazioni complicate che ci ritroviamo a vivere e che dovremo provare a cambiare.