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FINALE DI PARTITA

Finale di partita: un Beckett pirandelliano

Finale di partita: un Beckett pirandelliano

Torna in scena dopo il successo riscosso lo scorso Napoli Teatro Festival Italia – NTFI 2014, Finale di partita di Samuel Beckett, per la regia di Lluis Pasqual. Consolidando la collaborazione con lo Stabile di Napoli, che già ottimi frutti regalò con la versione di La casa di Bernalda Alba portato in scena nel 2011 per l’interpretazione di Lina Sastri, Pasqual affida l’esecuzione di uno dei maggiori capolavori della drammaturgia europea contemporanea ad una compagnia composta da soli attori napoletani, con Lello Arena protagonista. Come lo stesso regista suggerisce nelle note di regia, tale scelta risulta legata alla vicinanza, nella visione ironica del reale e dell’assoluto, tra la poetica beckettiana e l’attorialità partenopea e, per genetica discendenza, della napoletanità in genere.

In un’azione teatrale asciutta e realistica, i tratti del Teatro dell’Assurdo beckettiano non sono espressi dalla tangibile miseria del contesto rappresentato quanto in ciò che è narrato ovvero l’assurdo risiede nella vita che la verbosità routinante riflette. In un mondo in cui vige il nulla ed il silenzio, le esistenze prive di futuro del dispotico Hamm, cieco ed immobile su di una sedia a rotelle, dei genitori Nell e Nag, senza gambe e condannati a vivere in due bidoni e dello schiavo-servitore Clov, non sono altro che parodistiche allegorie di dantesche anime in un purgatorio che accoglie l’intera umanità. Ed è così che l’autore innesca un gioco di specchi ove lo spettatore giunge infine alla vera parodia messa in scena, quella che ha per oggetto il teatro contemporaneo stesso; falsa e dozzinale rappresentazione della vita. Il testo tutto è ricco di tale provocatoria accusa (si pensi a quando Clov chiede: ‘’A che servo io?’’, ed Hamm risponde “A darmi la battuta”). Lo specchio che riflette la vita ed il teatro, che ne è diretta emanazione, è rotto, corrotto e proietta un’immagine che ne è di essa stessa parodia.

Appare, pertanto, perfettamente a fuoco la scelta di Pascal nell’inscenare, quali protagonisti della commedia, dei guitti sporchi in volto di un disfatto cerone che, ripetendo incessantemente le stesse azioni e dandosi le stesse battute, giocano una partita persa già in partenza poiché ormai finita. Ed è in questo, più che nel dialetto che a tratti adorna le battute con una lieve inflessione, che ritorna la giustamente supposta napoletanità di quest’opera. Dove Nell e Nag, sono gli scarabocchiati bozzetti di Pulcinella ed Hamm, con vestaglia orientaleggiante e copricapo a turbante, rimanda (senza ostentazione alcuna) all’eduardiano Mago Marvuglia de La Grande Magia (pirandelliano dramma borghese sulle assurde illusioni delle vicende umane).

Seppur sapientemente architettata l’opera di Pasqual risente della mancanza di un ritmo preciso nel recitato (responsabilità di certo non attribuibile alla sola compagnia), raggiungendo un profondo calare nella parte centrale, per poi ridestarsi morente sul finale.

Visto il 28-01-2015
al San Ferdinando di Napoli (NA)