Prosa
FRANKENSTEIN OSSIA IL PROMETEO MODERNO

L'UOMO CHE GIOCA A FARE DIO

L'UOMO CHE GIOCA A FARE DIO

“Frankenstein, ossia Il Prometeo moderno”, ultimo lavoro del drammaturgo fiorentino Stefano Massini, è una riscrittura del classico di Mary Shelley “Frankenstein”, prodotto dal Teatro Metastasio Stabile della Toscana di Federico Tiezzi e diretto dallo stesso Massini.
Non c’è niente di umano o sensibile nel Frankestein di Massini, creatura mostruosa e terribile, a cui Sandro Lombardi presta volto e voce: dell’attore si scorge solo il viso, illuminato da un impianto scenografico innovativo che crea l’effetto cinematografico del 3D.
Il racconto viene affidato alla Creatura, davanti ai suoi occhi la vicenda prende forma: ci sono uomini che inseguono i loro sogni, combattono le loro battaglie quotidiane, la malattia e la morte, cercano di emergere, di affrontare e sconfiggere le proprie paure ricorrendo alla certezza e alla sicurezza offerta dalla scienza oppure alla rassicurazione offerta dalla fede.
Di fronte ai conflitti umani e al dolore che caratterizza la vita, il Frankenstein di Massini si interroga sulla natura umana, matura un disprezzo per la mediocrità e la superbia dell’uomo: individua proprio in questo il verso mostro – infatti l’uomo, malgrado la sua intelligenza e il suo sapere, è arrogante e non si preoccupa delle conseguenze delle proprie azioni. Nello specifico il Dottor Victor Frankenstein, curioso e testardo, diventerà lo scienziato che “gioca a fare Dio”: sarà lui il verso mostro, un essere disumano che spinto dalla superbia e dalla convinzione di poter essere onnipotente in quanto uomo di scienza, supererà ogni limite concesso dalla ragione e si trasformerà in un essere orribile, disumano appunto.

“Ti ho chiesto io, creatore, dalla creta di farmi uomo? Ti ho sollecitato io a darmi forma dal buio?", questa frase, tratta dal "Paradiso perduto" di Milton, segna l’inizio dello spettacolo di Massini, che mette in scena uno dei tempi più complessi e tormentati dell’uomo moderno: l’eterno conflitto tra sapere e credere, tra scienza e religione. Lo spettacolo mette in scena l’eterna partita tra vita e morte, tra nascita e dipartita: la paura della mortalità, l’ansia di essere dimenticati, il disperato e naturale bisogno di lasciare un segno della propria esistenza, di fare la differenza.
È uno spettacolo ricco, complesso, che lancia molti spunti di riflessione sul potere e il valore della scienza, sulla vita, sulla morte, sul peso che la fede ha nel nostro vivere quotidiano.
Forse il progetto di Massini era troppo ambizioso, si è confrontato con un testo complicato e impegnativo, nonostante l’impegno e l’entusiasmo degli attori, la recitazione mi è parsa rigida e inutilmente enfatica – a tratti ricordava gli sceneggiati televisivi in costume, la regia poco organica e in alcuni momenti mancava ritmo alla scena.

 

Visto il 03-02-2010
al Comunale Laura Betti di Casalecchio Di Reno (BO)