Prosa
IL DON GIOVANNI. VIVERE è UN ABUSO, MAI UN DIRITTO

Il diavolo veste a fiori

Il diavolo veste a fiori

Un Don Giovanni dal piglio spregiudicatamente goliardico, dotato di una personalità intrisa di beffarda ironia, che vive immerso in una realtà dal sapore vagamente onirico quello che Filippo Timi propone al suo pubblico all'interno di uno spettacolo dalla molteplici sfaccettature che, come trama di base, segue nei tratti essenziali quella tradizionale, presente ad esempio nel testo di Da Ponte, ma che finisce per distaccarsene radicalmente per quanto concerne le caratteristiche dei personaggi e la loro psicologia.

Don Giovanni è un gaudente dai tratti superomistici di nietzschiana memoria, sarcasticamente superiore ai propri simili, ma anche lucidamente consapevole della fine che lo attende, un destino di morte di fronte al quale egli però non intende sacrificare la propria libertà. Ad assisterlo un nervoso Leporello dalla gestualità paradossalmente effeminata che intrattiene un rapporto di plateale rivalità, cui ė sottesa di converso una probabile reciproca attrazione, con il suo alter ego Ludovico, servo di donna Elvira. Deboli e perdenti gli altri personaggi maschili, incarnati dall'infantile Don Ottavio, totalmente sottomesso alla fidanzata, e da un Musetto con oggettive difficoltà cognitive, atteggiato a bulletto di quartiere. Le amate del protagonista rappresentano tre diversi volti della donna da evitare: Elvira è la mantide afflitta da sindrome ossessiva monomaniacale che insegue Don Giovanni ovunque egli vada e che non si arrende neppure di fronte all'evidenza, Anna una tiranna vendicativa dal vago sapore sadomaso, Zerlina l'oca patente, coacervo completo di ingenuità e dabbenaggine.

Altissima la qualità della recitazione, di Timi in primis, ma anche di tutto il resto del cast che risulta perfettamente coeso senza presentare punti di debolezza. Lo spettacolo si dipana veloce e risulta dotato una certa gradevolezza di fondo, pur mostrando in più punti il palese difetto di strizzare l'occhio a un tipo di comicità facile, fondata sulla battuta un po' greve che il pubblico si aspetta di sentire e improntato su una linea distintiva che fa dell'eccesso continuo il proprio filo conduttore senza evidenziare troppo il messaggio profondo sotteso ad alcune scelte. Bellissimi i ridondanti costumi pensati da Fabio Zambernardi, tra cui spiccano l'esilarante enorme abito rosso di donna Elvira e il mantello fatto di fiori indossato a un certo punto da Don Giovanni, perfettamente in linea con quell'esuberanza così fortemente caratterizzante tutto l'insieme.

Visto il 28-02-2015
al Ponchielli di Cremona (CR)