Il Don Giovanni diretto e interpretato da Filippo Timi e da un cast di giovani e talentuosi attori, è uno spettacolo surreale e sorprendente, un’ interpretazione eccessiva e in quanto tale discutibile ma degna di plauso per l’inventiva, il talento, e la scelta di una chiave di lettura assolutamente contemporanea.
“L’abuso di vivere” cui Timi fa riferimento nel sottotitolo, è un’espressione che esplicita il senso profondo di ciò che vediamo sulla scena, un abuso di potere, di tolleranza, di inganno; l’umanità di cui Timi ci restituisce il fermo immagine è un’umanità insaziabile e volubile, un insieme di personaggi poliedrici, vittime delle proprie debolezze e portatori di inganno.
Don Giovanni è parte di questa umanità, ne condivide pulsioni e desideri, lui, portatore di un perpetuo auto inganno è colui che “desidera bruciare ma non brucia”, le sue relazioni con le donne ci svelano mondi.
Donna Elvira è la prima donna, colei che si sente legittimata a pretendere una promessa d’amore eterno, è austera, si muove nel suo abito enorme, rosso, meraviglioso fardello che trascina sul palco come nella vita, è una donna scissa tra amore e odio, speranza e vendetta, scissi sono il suo cuore e il suo linguaggio “language” che suscita (amare?) risa.
Donna Anna è l’amore violento, perverso, l’amore che trascina verso una profonda regressione, espressione di un trauma mai elaborato; in lei convivono la bambina stuprata e la donna vendicatrice, il suo amore perverso è l’espressione dei nostri tempi, un amore fatto di eccessi e di ruoli improbabili ma non impossibili.
Zerlina, adorabile bambolina ricoperta di fiori, è l’amore romantico che Don Giovanni, così lontano da quell’illusione e da quella purezza, vuole distruggere solo per sfida o per invidia.
Il risultato è uno spettacolo eterogeneo e surreale, il cui valore artistico risulta intrinsecamente legato alle scelte scenografiche e ai costumi originali e sorprendenti.
La versione di Filippo Timi, sebbene risulti a tratti eccessiva ed ermetica, è resa unica nel suo genere dalla dinamica della regressione, enfatizzata dalle continue citazioni che spaziano dai Queen a Tiger Man, nel duplice tentativo di riportare in vita un nostalgico mondo adolescenziale e di coinvolgere il pubblico emotivamente. Il mondo anni ‘80 è ciò che accomuna il pubblico in sala e il personaggio … siamo tutti dunque un po’ Don Giovanni? O Don Giovanni è semplicemente uno di noi?