Questa splendida versione de Il mercante di Venezia sarà in scena al Teatro Sala Fontana fino al 26 giugno con la regia di Filippo Renda per una produzione Elsinor Centro di produzione teatrale.
Se non lo avete ancora fatto, affrettatevi ad andare a prendere i biglietti per vedere questo spettacolo. Dire “Shakespeare come non l’avete mai visto” decisamente non rende l’idea del livello a cui arriva. Il lavoro di regia è veramente straordinario e supportato da un magnifico gruppo di attori che non si risparmiano in quanto energia e generosità. Tutto contribuisce alla perfetta resa del testo, le scenografie e i costumi non potevano essere più adatti.
In due ore di ritmo più che incalzante, si assiste al vero miracolo del teatro: parole scritte quattrocento anni fa prendono vita; raccontano non di forme, non di leggi morali, non di massimi sistemi: raccontano del presente, dell’istante in cui le cose accadono. Di riadattamenti delle opere shakespeariane ce ne sono molti, ma pochi altri come questo sono in grado di rendere veramente giustizia alla genialità dell’autore.
La trama è fedele all’originale, ma le sfumature e le caratterizzazioni dei personaggi sono decisamente innovativi, contemporanei e sinceri. Non si pensi però a una di quelle versioni di Shakespeare che si fa bella solo del titolo dell’opera del Bardo. È garantito che questi ragazzi avrebbero tutta l’approvazione dell’autore.
Qui si gioca l’essere veramente un artista: nel saper riempire una forma che da sola sarebbe morta e farlo senza dimenticare il punto di partenza, che in questo caso sono quelle parole lì, scritte, perfette così come sono.
“Credo non ci si debba aspettare mai nulla da un’opera artistica, se non l’onestà da parte di chi la compone, la sua disponibilità concreta e scandalosa a mettere a nudo ciò che di solito viene, forse giustamente, celato”
Questo è ciò che si propone il regista nelle “Note di regia” allo spettacolo. Decisamente la sua è un’opera artistica, in quanto la vita su quel palcoscenico si dispiega in tutta la sua magnifica incoerenza e lo fa usando la forma di quelle parole.
Nulla è meglio che assistere a uno spettacolo che ci ricorda quanto il presente, nel suo accadere, è magnificamente affascinante. Questo è veramente uno di quei casi in cui le parole non possono essere abbastanza.