Prosa
IL ROMANZO D'AMORE DELL'EREDITIERA

Henry James e il senso della commedia

Henry James e il senso della commedia

Da quasi trent’anni opera nel cuore dell’Aventino romano, con il suo piccolo teatro Anfitrione, aprendo lo spazio anche ad eventi multiformi che variano dalle produzioni europee ai progetti delle compagnie sperimentali.
Parliamo della compagnia Plautina e del suo fondatore nonché direttore artistico Sergio Ammirata. L’attività fondamentale del teatro e della compagnia naturalmente riguarda la promozione e la diffusione di spettacoli volti a far riscoprire testi ed autori tra i più noti ma anche tra i meno immediati. Così, se negli anni Ammirata si è fatto conoscere principalmente per le riduzioni in chiave brillante di autori classici quali Plauto (in primis), Shakespeare e Molière, pure non ha disdegnato l’approccio ad autori contemporanei meno attesi quali Sauvajon, Feydeau o Aldo De Benedetti.
Da quest’ultima linea nasce la nuova produzione teatrale di quest’anno volta all’opera di Henry James (autore tra le altre opere di “Ritratto di signora” e del racconto “The altar of the dead” da cui nel 1978 François Truffaut si sarebbe ispirato per il suo film “La camera verden.d.r.) e affrontando ambiziosamente uno dei testi-capolavoro dell’autore, ovvero “Washington Square”, qui tradotto ne Il romanzo d’amore dell’ereditiera.

Ammirata mette del suo tutta l’esperienza acquisita in decenni di teatro, circondato da una compagnia attenta ed affiatata, tra cui spicca Patrizia Parisi, cui tocca il ruolo della protagonista, ereditiera sgraziata ed annoiata, presa di mira dal dandy arraffone di turno, in caccia di dote. Molto mestiere dunque in un intreccio eterogeneo, in cui fa la parte del leone egli stesso, alle prese con il ruolo dello zio mentore della ‘giovane’ sprovveduta, artista dalla chiara tendenza omosessuale, in cui l’attore può esprimersi in battute e tempi comici sicuri ed efficaci, in opposizione alla personalità seria ed opprimente del fratello, che tenta disperatamente di svelare il doppio interesse del subdolo innamorato.
Sono interessanti e ben giocati anche molti espedienti comici e teatrali, tra cui lo stesso contesto metateatrale in cui viene rappresentata la commedia, ovvero la sua prova generale, dove ogni attore è libero di entrare ed uscire dal proprio personaggio con abili battute a tempo.

Il regista tuttavia ha sottovalutato la natura e la potenza narrativa di un testo come quello di James, che non facilmente si presta a tempi comici che non gli sono propri, e che rischia di giocare un brutto tiro all’efficacia generale del senso scenico, riducendo la pièce quasi a una caricatura di una commedia romantica brillante, dove se ne esce solo concentrandosi più sui fuori scena e sugli ‘a parte’ degli attori – come i suggerimenti del direttore di scena, le improvvisazioni comiche di Ammirata, la voce disillusa e disincantata della Parisi – che non su un intreccio che non propone veramente soluzioni originali alla drammaturgia già innestata.
Si ha l’impressione che Ammirata abbia tentato un colpo di troppo scegliendo un autore stavolta troppo ostico alla sua idea teatrale e al suo senso comico.

Visto il 03-01-2012
al Anfitrione di Roma (RM)