Croce (per l’italiano un po’ difficile non tanto per la triestinità dell’autore quanto perché la sua lingua madre è il tedesco che approfondisce durante gli studi in Baviera) e delizia (una volta entrati in medias res) per gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, La coscienza di Zeno è il terzo romanzo (scritto sotto forma di diario-autoanalisi di un paziente, Zeno Cosini e ‘pubblicato per vendetta’ contro di lui perché ‘reo’ di avere abbandonato la cura dallo psicoanalista 'dottor S.') che esce nel 1923 dalla penna di Italo Svevo (pseudonimo di Ettore Schmitz: Trieste 1861 - Motta di Livenza 1928), peraltro amante del teatro per il quale ha scritto parecchio.
Lo scrittore triestino - che arriva al successo uscendo dal precedente anonimato grazie a due critici letterari parigini, amici di Joyce, e a Montale - conosciuto Freud attraverso la traduzione di un suo saggio e come medico del cognato, ne trasfonde nel romanzo le nuove teorie delineando una figura psicologicamente afflitta da un insieme di mali, frutto di un’inettitudine ‘congenita’ a vivere la vita considerata di per sé una malattia.
Cosa c’è di più attuale di un personaggio del genere in un mondo dove, addormentati i valori reali, si tende solo ad apparire senza guardare in faccia la realtà?
E l’antieroe Zeno, che colleziona una serie di smacchi raccontati in modo egregio dall’adattamento teatrale del 1964 a opera di Tullio Kezich (interpretato da Alberto Lionello nello stesso anno, da Giulio Bosetti con la regia di Egisto Marcucci nel 1987 e da Massimo Dapporto con la regia di Piero Maccarinelli nel 2002), è oggi impersonato da un eccezionale Giuseppe Pambieri.
L’attore è capace di rendere, al di là di ogni lettura, la serena inerzia esistenziale di un uomo che si sforza di coprire con una patina di innocenza manie, vizi quali il fumo (chi non ricorda la famosa “ultima sigaretta”), tradimenti… frutti di un’insicurezza perenne e di un’immaturità indotta dal rapporto con la famiglia, ma accarezzata, cullata e sostenuta nel tempo dalla pigrizia per evitare di accollarsi responsabilità e conseguenti problemi e sofferenze.
Eccezionale la serena indifferenza che aleggia nei singoli episodi evidenziati dall’aprirsi di quinte che delineano lo spazio delle singole scene richiudendosi per lasciare che il protagonista riprenda il racconto da solo o con lo psicanalista: una magistrale recitazione che svetta con rara padronanza soddisfacendo sia chi conosce il testo, sia chi lo incontra per la prima volta.
Ottima la regia di Maurizio Scaparro, regista di notevole fama ed esperienza anche internazionale, che sa amalgamare attori di grande calibro con giovani leve in una pièce che come il buon vino non potrà che migliorare con il tempo.
Coraggiosa - dato il periodo di recessione - la nuova produzione del Teatro Carcano anche per avere dedicato tempo, energie e denaro allo studio di abiti dell’epoca come testimoniano i deliziosi bozzetti di Carla Ricotti esposti nel Foyer.
Dopo il debutto nazionale a Milano, lo spettacolo inizierà una tournèe nei maggiori teatri italiani e non si hanno dubbi sul successo di un lavoro che soddisferà chi vuole godersi una rappresentazione che ha mantenuto intatti i contenuti del romanzo acquisendo in levità e godibilità.
Prosa
LA COSCIENZA DI ZENO
Una superba 'Coscienza di Zeno'
Visto il
18-01-2013
al
Carcano
di Milano
(MI)