La madre di Bertolt Brecht, dramma didattico all’apparenza obsoleto ed anacronistico, rinasce e trova nuova intensità drammatica e drammaturgica grazie alla direzione di Carlo Cerciello, regista sempre sensibile ai temi politici e civili , in grado di coniugare, con agilità e coerenza, memoria storica e puntuale consapevolezza della contemporaneità.
Un’indimenticabile Imma Villa, monumento d’umanità nel ruolo di Pelagia Vlassova, madre e rivoluzionaria, e un affiatato gruppo di bravissimi e giovanissimi attori da Antonio Agerola a Cinzia Cordella, da Cecilia Lupoli a Giulia Musciacca, Antonio Piccolo, Annalisa Direttore, Valeria Frallicciardi, Marianna Pastore, Marco Di Prima, Michele Iazzetta e Aniello Maliardo, si muovono all’interno di un meccanismo scenico calibratissimo in cui ogni interazione, ogni elemento ed ogni singolo tassello sono indiscutibilmente funzionali ad una visione complessiva che riesce ad esaltare il senso del dramma brechtiano partendo dalla relazione dialettica che il testo stesso deve sviluppare con la vicenda storica di cui oggi siamo, nostro malgrado, vittime.
Così Carlo Cerciello intuisce che l’unico modo per riconsegnare alla parola di Brecht un valore politico e sociale attivo e costruttivo è quello di caricare di solidarietà i personaggi, trasformarli in grumi d’umanità pulsante e a tal fine crea una messinscena espressionistica in cui, eludendo l’inattualità didattica del testo, focalizza l’attenzione dello spettatore sull’aspetto emotivo della realtà, su una rappresentazione che fa della deformazione soggettiva di certi sguardi, di certi caratteri e di certi incarnati cerei la via d’accesso ad una riflessione pessimistica e drammatica sulla storia.
Dietro il volto di Pelagia Vlassova, di Pavel e degli altri personaggi scorgiamo, dunque, i protagonisti delle tele di Kokoschka, il cui evidente chiarore, in contrasto con fondi scuri e bui, sembra essere rifrazione diretta delle contraddizioni e dei tormenti dell’uomo stritolato da tensioni esistenziali insolubili, ma anche l’inquietudine grottesca dei disegni di Kubin e il disagio spigoloso e contorto di certi ritratti di Egon Schiele, suggestioni ricomposte all’interno di un quadro d’insieme che rievoca atmosfere affini ad un’idea di lotta operaia e di socialismo trotskysta che, pur sospesa come in sogno tra mito e realtà, dimostra ancora una volta il valore civile e democratico delle ideologie, ideologie che sono sempre vive in quanto vive propugnatrici di cultura, emancipazione e libertà.
LA MADRE
La Madre di Brecht: monumento d'umanità
Visto il
12-10-2012
al
Elicantropo
di Napoli
(NA)
La madre