Prosa
LEONCE E LENA

'Cosa mai non fa l'uomo per noia'

'Cosa mai non fa l'uomo per noia'

Una visione in prospettiva dello spazio scenico e al centro del palco campeggia una gigantesca poltroncina (che fa da trono), sulla quale il figlio del re, Leonce (Lorenzo Gleijeses), trascorre il suo tempo nell’ozio elucubrando sulla propria visione del mondo, che sembra molto lontana dalla realtà.

Uno staterello ancora in stile rococò, un’esplosione di luci, forme e colori (scene e costumi Marina Luxardo, disegno luci Cesare Agoni), che colloca in un’atmosfera onirica, in costante oscillazione tra Alice nel paese delle meraviglie e Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, questo favolistico allestimento, diretto da Cesare Lievi – con musiche di Germano Mazzocchetti, eseguite dal vivo da Mimmo Mirabelli e Simone Campa - di Leonce e Lena, commedia di Georg Büchner datata 1836.

Lorenzo Gleijeses (Leonce) si confronta nuovamente con l’opera di Büchner, dopo il successo del Woyzeck firmato da Emiliano Bronzino, e, ancora una volta, il risultato è notevole.
L’indolenza del suo personaggio è, però, fin troppo rivelatrice, dell’intreccio dell’opera e delle tematiche affrontate dall’autore, riprese con puntuale rigore dalla regia di Lievi.
La ragione di stato vorrebbe che Leonce sposasse la principessa Lena del Regno di Pipi. Lui non vuole, la sua visione del mondo non glielo permette. E allora fugge. Durante la fuga, s’innamora di una ragazza e decide di tornare a corte con lei per sposarla. Al momento delle nozze si scopre che la ragazza è Lena, fuggita anch’essa per non sottostare alla ragione di stato. Lieto fine… o forse no?
Non sarà che il mondo banale, noioso e insensato da cui tentavano di scappare li fagocita?

Nella numerosa compagine di attori, si ritrovano alcuni interpreti dell’allestimento dei Tre Moschettieri a puntate, produzione TPE, in scena la scorsa stagione: Gianluigi Pizzetti, anche in questo caso, indossa con disinvolta frivolezza, i panni del re, il quale però s’interroga troppo sulla sostanza del proprio compito di regnante, senza mai venirne a capo; Maria Alberta Navello è impegnata nel doppio ruolo della Principessa Lena e di Rosetta, una donna che non riesce a essere amata da Leonce (che comunque ha un suo ideale di donna, ndr.); Marcella Favilla (che qui non è più regina, ma saggia governante, dal naso “importante", ndr.).

Colui che, forse, esprime meglio il pensiero dell’autore, in chiave più divertente, ma soprattutto attualizzandolo efficacemente, è il servitore Valerio, interpretato con sarcasmo e “filosofica” ironia da Paolo Garghentino.
Egli, al pari di Leonce, è un convinto sostenitore dell’ozio, privo tuttavia di quel carattere fatalistico e ineluttabile per la condizione umana che l’autore (e probabilmente la regia di questo allestimento) tendono a esaltare.

Visto il 14-01-2017
al TPE Teatro Astra di Torino (TO)