Prosa
LETTERE D'AMORE

Tra le varie caratteristiche …

Tra le varie caratteristiche …
Tra le varie caratteristiche con cui si può descrivere un attore ve n’è una che ne parla come di “qualcuno al cui interno coesistono più anime”, anime diverse. Ritengo che l’espressione possa essere applicata anche al teatro in senso generale, ai molti spettacoli che, se si ha fortuna e tempo, si ha modo di incontrare e sperimentare nella propria vita di spettatore. Ogni tanto in questo percorso di conoscenza e critica capita di trovarsi di fronte a lavori che sembrano usciti da un tempo precedente, da un modo di fare teatro e di porsi di fronte al pubblico, come oggi si intende sempre di meno. Il testo che fa da accompagnamento a questa preziosa esperienza è “Lettere d’amore” di Albert Ramsdell Gurney, autore americano nato negli anni Trenta, che porta con sé l’esperienza e la sensibilità propria dei commediografi dell’epoca. La vicenda di Andy e Melissa, personaggi moderni, ironici, profondi e soprattutto uniti da un rapporto epistolare unico, che travalica le esperienze e le difficoltà delle loro vite separate e non felici, assume sfumature di accorata intensità e struggimento in mano a due attori immensi nella loro onestà e passione, quali Paolo Ferrari e Valeria Valeri. Teatro d’altri tempi dunque, raccontato dalle voci morbide e dagli sguardi accattivanti di questi due grandi “vecchi”, che non esitano a presentarsi al pubblico prima ancora di entrare nei loro personaggi, per andare insieme a prendere posto dietro i loro leggii da lettura. Lo spettatore, che di lì a poco sarà proiettato nell’atmosfera rutilante, divertente e complessa dell’America bene, attraversando l’epoca della guerra, del dopo-guerra, di due vite intere passate lontane l’uno dall’altra, senza per questo smettere di punzecchiarsi, di cercarsi e di riempire chilometri di carta – perché, come dice Andy, “solo così mi sento veramente vivo, e vicino a te”, ritrova una drammaturgia e una concezione del personaggio che il teatro di oggi, dedito ad altri tipi di comunicazione e di ricerca, ha da tempo relegato in secondo piano. Fa piacere, fa meraviglia allora ritrovare e sentir crescere un’emozione, una commozione vera semplicemente guardando due attori che restano seduti tutto il tempo e danno vita a un’autentica alchimia magica tra testo, intenzione, emozione e intelligenza con l’unico ausilio della propria voce, e del proprio genio. Si impone la straordinaria prestazione dei due interpreti di cui sopra, talmente enormi nella loro interpretazione e affiatati nel dar voce e volto ai due amanti disillusi ma non per questo meno amanti della vita e dell’amore stesso. C’è una storia dolce e amara dietro, che malgrado lo specchio edulcorato dell’epoca si carica di un’ironia del tutto moderna e del coraggio necessario quando la vita e i sogni vengono meno. Ci sono in conclusione tutti gli elementi per un grande spettacolo con una regia discreta e riservata che concentra tutto sul talento puro degli attori e sulla prosa di Gurney. Quasi a voler dire che, sì, c’è un teatro d’Attore e d’Autore esiste ancora ed esisterà sempre. Roma, 6 maggio 2009 Teatro Ghione
Visto il
al Civico di Tortona (AL)