Elio De Capitani in stato di grazia, con il suo atteggiamento di vile rassegnazione verso la guerra. Libri da ardere è l’unico testo teatrale scritto da Amélie Nothomb, autrice cosmopolita di romanzi che hanno sempre riscosso successo.
Libri da ardere è l’unico testo teatrale scritto da Amélie Nothomb, autrice cosmopolita di romanzi che hanno sempre riscosso successo.
I tre protagonisti (un professore universitario di letteratura e la sua assistente, con la giovane amante di turno al seguito) sono costretti a vivere sotto lo stesso tetto, in una drammatica situazione di emergenza: l’assedio di una città dell’est europeo durante un inverno particolarmente gelido. In questo microcosmo dai contorni fantascientifici, ma pericolosamente somigliante alla cruda realtà quotidiana dei nostri tempi, crollano i punti di riferimento e l’istinto di sopravvivenza stravolge ogni rapporto: intellettuale, affettivo e di potere.
“L’inferno è il freddo”
Il freddo domina la scena, caratterizzata da un ambiente spartano all’interno del quale risulta fondamentale il disegno luci realizzato da Nando Frigerio. Due sono gli autori realmente esistiti a cui i protagonisti della pièce fanno riferimento: Ray Bradbury, con il suo Fahrenheith 451 e Georges Bernanos, del quale la giovane Marina riprende ossessivamente una frase: “L’inferno è il freddo”. Dietro un velo di apparente spregiudicatezza, è proprio lei a soccombere allo stato di assedio e alla disperazione, proponendo per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del docente come combustibile. Ma soprattutto è disposta cedere alle profferte sessuali del maturo professore, sfruttando l’unione dei rispettivi corpi come mera fonte di riscaldamento, utile alla sopravvivenza.
La costruzione dei personaggi
La regia di Cristina Crippa è focalizzata sulla costruzione dei personaggi e sulla consistenza dei legami che instaurano tra loro. Carolina Cametti, attraverso una recitazione ruvida e una consapevole presenza scenica, risulta un ottimo elemento di “disturbo” nel delicato equilibrio intellettuale esistente tra il professore (un Elio De Capitani in stato di grazia, come lo è stato per il ruolo di Roy Cohn in Angels in America), con il suo atteggiamento di vile rassegnazione verso la guerra, e il suo assistente Daniel. L’interpretazione di Angelo Di Genio registra picchi di inaspettato livore e cinica disillusione, unita alla lucida e strenua abnegazione per il valore culturale intrinseco dei libri.
Interessante anche la scelta di svelare al pubblico alcune didascalie del copione, facendo parlare i personaggi in terza persona: un espediente utile per ovviare al carattere statico di una situazione, il cui fattore dinamico è scandito dal progressivo svuotarsi dell’ambiente scenico, inizialmente circondato da libri di ogni genere che vengono via via privati della propria intrinseca valenza umana e culturale. Sarà una prepotente nevicata a riportare una quotidianità della guerra che già non esiste più, insieme con la sardonica risata del professore, piegato dal senso di impotenza nei confronti della barbarie umana e dall’esercizio narcisistico dell’intelletto.