Una famiglia – apparentemente felice – si ritrova in un ristorante decisamente sui generis per festeggiare il compleanno del figlio minore, Luca. Il vero scopo del ritorno a casa, dopo 15 anni di assenza, della figlia maggiore Lucrezia, è in realtà, la lucida quanto sofferta trattativa per “riprendersi” il rene che da bambina ha "prestato" al fratellino, e che ora salverebbe la vita a suo marito.
Questa è la situazione surreale attorno alla quale il drammaturgo Rafael Spregelburd, esponente di spicco della nuova scena argentina, costruisce Lucido, una commedia contemporanea, diretta e interpretata da Jurij Ferrini con la sua compagnia.
Circostanza altrettanto surreale, per il pubblico, è quella di tornare a teatro in regime di distanziamento interpersonale, dopo mesi di lockdown.
Piccoli compiti di opposizione quotidiana
L’atmosfera onirica nella quale lo spettatore si trova, da subito, immerso (pare) gestita dal personaggio di Luca, che spiega al pubblico la tecnica del “sogno lucido”, ovvero quello compiuto da un soggetto consapevole, che quindi è in grado di controllarlo. Si innesca in questo modo un perfetto meccanismo a orologeria, caratterizzato da dialoghi forse ripetuti all’eccesso, ma efficaci, sottilmente pervasi di humour nero.
L’assoluta determinazione di Luca – segnato da un’infanzia traumatica – nell’affermarsi quale entità autonoma rispetto alla madre Tetè, lo spinge a riporre una fiducia estrema nel suo psicoterapeuta (attenzione a non chiamarlo dottor Rosso!, ndr), il quale gli affida piccoli compiti di “opposizione quotidiana”, con esiti paradossali, resi autenticamente comici dalla genuina prova d’attore di Federico Palumeri, che raggiunge il climax in uno spassoso play-back liberatorio rivolto a Freud, padre della psicanalisi.
L’interpretazione di Rebecca Rossetti è emblematica sia dal punto di vista della gestualità (portamento, sguardi, occhiate sono studiati con assoluta precisione), sia per l’atteggiamento ambivalente assunto da Tetè nei confronti dei suoi figli: iperprotettivo e dominante nei confronti di Luca; attonito e a tratti meschino, nei confronti di Lucrezia (Agnese Mercati, convincente e toccante anche nei risvolti apparentemente negativi del suo personaggio, ndr).
Ridere dei paradossi contemporanei
Il regista Jurij Ferrini, in qualità di attore riserva per sé un paio di ruoli iconici, che attraverso i dialoghi caustici e paradossali di Rafael Spregelburd incarnano il senso del ridicolo e la necessità di ridere dei paradossi del mondo contemporaneo.
La sua regia si dimostra all’altezza dell’ingegnosa lucidità del testo, la cui debolezza (che diventa inevitabilmente un punto di forza) si evidenzia nel protrarre più del dovuto l’attesa di un finale già scritto nelle prime battute, nonostante i continui colpi di scena che modificano la trama e le reali motivazioni dei personaggi.