Prosa
MEDEA

Con Branciaroli è un’opera al di là della tragedia

Con Branciaroli è un’opera al di là della tragedia
Luca Ronconi nel 1996 ha allestito una straordinaria Medea, un abito cucito ad hoc per Franco Branciaroli. Quest’anno, a tre anni dalla scomparsa del grande regista, la coproduzione CTB Centro Teatrale Bresciano - Teatro de Gli Incamminati – Piccolo Teatro di Milano porta un riallestimento filologico dello stesso spettacolo.
Daniele Salvo si è fatto carico di riprendere la regia del suo maestro.

Il canto tragico e le videoproiezioni


La nutrice apre il dramma con un canto che potrebbe rientrare nel canone della classica tragedia greca, ma due videoproiezioni sul fondo fanno crollare qualsiasi dubbio: non è possibile per il pubblico accedere all’opera per la stessa via adoperata dai greci nel 431 a.C. Si spiega così la dualità sempre presente in scena: da una parte il coro, portatore della contemporaneità; dall’altra un essere al di sopra dell’uomo che non abbandona mai una sfacciata simulazione.
Medea è infatti inavvicinabile: una semi-divinità la cui natura violenta e distruttrice non può essere piegata da una società ingentilita dalle leggi. Non può esserci immedesimazione in lei.

Ronconi, Euripide e Daniele Salvo


Se Ronconi riteneva difficile riprendere Euripide, ci si può chiedere se per Daniele Salvo non sia stato lo stesso con Ronconi. Il problema esula dalla bravura del regista: il punto critico è se sia possibile parlare il linguaggio di Ronconi, del tutto specifico, in sua assenza.
Se si assume che è avventato affermare che possiamo assistere oggi a una regia di Ronconi, si pone un’ulteriore problematica. Le sue regie sono infatti dei pezzi unici. Anche questa Medea è una sinfonia che, senza il direttore d’orchestra che l’ha fatta rivivere nel 1996, fa fatica ad assumere il significato che ha avuto in un tempo e in uno spazio precisi, esistenti quell’anno e poi mai più.
Visto il 18-03-2018