Prosa
MISERIA E NOBILTà...DE ROMA NOSTRA

Miseria e Nobiltà...de Roma nostra

Miseria e Nobiltà...de Roma nostra

La storia delle due famiglie squattrinate di Felice lo scrivano e Pasquale il fotografo, è una macchina teatrale per eccellenza, capace di sopravvivere nei decenni e nel secolo successivo grazie alla perfezione del suo meccanismo scenico, che alterna la vis comica tipica del teatro popolare all’universalità dei temi trattati, densi di quella saggezza popolare che alterna lacrime e riso e spinge alla riflessione, senza nulla togliere all’immediatezza e verità dei sentimenti raccontati.
La sfida dell’ennesima rappresentazione di questo capolavoro è stata raccolta dalla compagnia “La Tana dell’Arte”, creata e diretta dal 2002 dal regista Felice Sandro Leo, che ha saputo cogliere l’aspetto insieme popolare e universale di questo testo, e imprimergli originalità e spessore, sostituendo il dialetto napoletano (tranne che nel carattere principale di Felice) con le sonorità romane. Cambiati alcuni nomi (Pasquale ad esempio diventa il romano Checco), la commedia dipana fedele e precisa la sua storia, efficace ed evocativa tanto nell’atmosfera della povera casa di Checco e di Pasquale, quanto nello sfarzoso salotto dell’arricchito Gaetano.
Colpiscono il grande rispetto e l’umiltà che il regista ha saputo dimostrare nei confronti della prosa di Scarpetta, non tralasciando nessuno dei particolari e delle sfumature che compongono lo sfaccettato quadro umano e sociale dell’opera, in cui Leo ha fatto muovere e vivere più di quindici personaggi con rigore e generosità, illuminando ogni carattere con la giusta luce e la massima potenzialità che il rispettivo interprete ha potuto dargli, coadiuvato in questo dall’ottimo lavoro di squadra di scenografi, truccatrice e costumista.

In questo caleidoscopio di figurine così approntate, che appartengono nella loro genesi al presepe vivente della grande tradizione napoletana, ma che non sfigurano nei vocianti vicoli romani che si indovinano dietro battute e situazioni, non ci si può esimere dal sottolineare la peculiarità di ogni interpretazione. Muovono le fila i due compari della situazione, Checco (più che dignitosa la prova di Lorenzo Tromboni) e Felice, cui con onestà e correttezza dà spessore Salvatore Mazza.
Accanto a loro le due mogli, ritratti esemplari delle donne popolane e tutte d’un pezzo di un tempo: Adele (sempre valida la presenza in scena di Gabriella Ghini) e Jolanda (feroce e squisitamente vera la prestazione di Daniela Rosci); una divertita e ammiccante Annalisa Peruzzi completa il quadro famigliare nei panni della figlia Barbara corteggiata dal nobile e sventato Luigi (sostenuto sia pure nella dizione non sempre perfetta da Francesco De Angelis), che divide dialoghi esilaranti con il burbero e concreto padrone di casa Nino (Gianni Leo).
Anche quei caratteri che nella storia sono in qualche modo relegati in un colorito sottofondo, brillano qui di luce propria, costituendo una piacevole sorpresa. Accanto al furbo ma sincero marchesino Eugenio (Simone Milli), cui corrispondono le tresche del padre Ottavio (Alex Cellentani), che non esita a cambiare il proprio nome in Bebè per vedere la bella Gemma (Manuela Castagna), si fa notare un disarmante Claudio Emiliani che regala al suo Gaetano una profondità comica e umana non comune.
La servitù di casa a sua volta dispensa perle di bravura nelle figure dei camerieri Vincenzo (Gianluca Preite, che conferma il suo talento) e Rocco (divertito e divertente il buon Enrico Canale), cui si affianca il delizioso e dolcissimo esordio del piccolo Giordano Leo nei panni di Peppino, il figlio conteso da tutti e ricercato dalla prima moglie di Felice, Bettina (l’efficace Federica Anderlucci).

È un lavoro composito, che dove pecca ancora in preparazione tecnica – qualche passaggio reso oscuro dall’eccessiva velocità dell’eloquio un po’ zoppicante dei volenterosi interpreti – sa riscattarsi in brio, ascolto e buon senso del ritmo e molto si fa perdonare nel commovente quadro finale, quando sulle ultime battute, tutto il nutrito gruppo di personaggi ed interpreti si immobilizza su una scena che stempera nel buio, restituendo la propria anima di burattini buoni.

Visto il 26-11-2010
al Delle Emozioni di Roma (RM)