Prosa
NATALE ALLA MAISON

Il Natale 'particolare' della Maison

Il Natale 'particolare' della Maison

Ci sono molti spunti e diverse suggestioni dietro quest’operazione culturale a metà tra satira, teatro sociale e ricerca. La “maison” non è solo un bordello dove si trovano professioniste compiacenti e dove uomini importanti vengono a rilassarsi e a confidarsi: è la Casa di Donna Penelope che tesse intorno a questa speciale notte di Natale una complicata tela in attesa del ritorno di U.L.I.S.S.E., intrattenendo con le sue tre ragazze tre importanti clienti che non devono assolutamente lasciarle quella notte. A metà tra spy story, satira politica e commedia la pièce si dipana velocemente mentre tutti i personaggi trovano una propria collocazione: Rosa, semplice e schietta ragazza del sud, diventa la confidente divertita e quasi materna di un Generale in crisi di vocazione e di identità sessuale; l’importante Cardinale in odore di conclave stabilisce un connubio stravagante ma sincero con la raffinata e un po’ sadomaso Susanna, mentre la stessa padrona di casa con la più acerba e misteriosa delle tre ragazze, Chantal, intrattiene forse l’uomo più importante, per il quale tutto è stato disposto, il Presidente del Consiglio.
Tutte queste figure, che di primo acchito possono sembrare macchiette della realtà più attuale e squallida dell’Italia dei giorni nostri, hanno dentro di sé universi e sfaccettature variegate che l’abile regia di Simone Fraschetti provvede a mettere in risalto, insieme a una scrittura drammaturgica dove proprio la precisione e il cambio frequente di registro gioca a favore della ricchezza della messa in scena e dell’interesse mai spento del pubblico.
I “Pescatori di Poesie” da cinque anni propongono un repertorio di teatro di denuncia, il cui fascino nasce dal sorriso e dalla pulizia artistica con cui ogni esigenza di protesta e di cambiamento viene proposta al pubblico. E infatti, dietro alla facile storia, l’uditorio rimane subito conquistato dalla bravura e dall’accuratezza dell’interpretazione dei sette interpreti, ognuno dei quali regala tante sfumature al proprio personaggio, che non si dimentica facilmente, né viene meno alla coralità del lavoro d’insieme.
Ugualmente rilevante, e parte del generoso intento dell’operazione, la presenza a lato del proscenio di Michela Ortolani, che si incarica della traduzione in simultanea nel Linguaggio dei Segni per tutti gli spettatori non udenti che hanno affollato la platea durante la rappresentazione.

Visto il 30-12-2010
al Duse di Roma (RM)