Prosa
OTELLO

...in attesa di consolidamento

...in attesa di consolidamento

Non c’è sipario a celare la scenografia: gli occhi perlustrano curiosi un palco ricoperto di materassini stile tatami, ricoperti un telo plumbeo. Questo piano orizzontale sarà spiaggia, pavimento, talamo. Duttile anche lo sfondo, un enorme telo incolore che ricorda lo schermo dei vecchi proiettori e che ne svolge la medesima funzione. Chiamiamola scenografia minimalista, concettuale forse, ma la scelta dei materiali e delle luci sembra un po’ lasciata al caso; in questo contesto, persino pochi semplici suoni riescono a riempire a sufficienza il vuoto scenico.


Dimenticate quindi il testo shakespeariano, pensate ad un qualsiasi luogo e concentratevi sui personaggi: a sorpresa, compaiono sul palco indossando costumi rifiniti con cura, non banali. Viene loro messo in bocca un linguaggio colorito e contemporaneo e i loro gesti spesso cercano di catturare l’attenzione del pubblico con movenze che vorrebbero essere sensuali o volgarmente ridanciane; le aspettative iniziano a stabilizzarsi in una tiepida accettazione passiva.

Ma è grazie a Branciaroli (Otello) e Donadoni (Iago) che questo indefinito miscuglio di moderno ed antico trova un discreto equilibrio: non basta un adattamento testuale dell’opera classica e l’annullamento delle coordinate spazio temporali per rendere shakespeare “moderno”. È l’interpretazione attoriale che supera i confini del tempo: e la coppia generale-attendente sembra riuscirci con successo. Magnetico l’uso della voce nel primo, sempre accattivante nella mutevolezza del ruolo il secondo. Il realismo di queste due figure accentratrici, e della Fabiani, stride però  leggermente con l’impostazione algida e molto accademica di Lucia Lavia: forse la mancata sintonizzazione con il partner di scena si può semplicisticamente ricondurre al repentino cambio di cast che ha visto Branciaroli sostituire Haber a pochi giorni dal debutto. Non c’è dubbio che la giovane attrice avrà tempo per farsi largo nel mondo del teatro meritocratico e zittire coloro che storcono il naso solo perché figlia d’arte.

Visto il 15-07-2011
al Romano di Verona (VR)