Viene da S. Ferdinando di Puglia (Foggia) Paolina, ha vissuto tanti anni, ha figlie e nipoti. Ora è arrivato anche il primo pronipote ed è per lui che è tornata, Paolina, per poterlo conoscere e raccontargli una favola, come sua nonna faceva con lei. Sì perché Paolina viene da lontano, da un altro tempo: un’epoca fatta di gente umile e perbene, di grandi famiglie piene di figli e figli, di contadini e di lavoratori. Un tempo dove la parola e il cammino contavano ancora più dei motori e del computer.
E ora Paolina è di nuovo qui, ha chiesto un permesso speciale al suo Superiore, ha preso la sua borsa, ha infilato le scarpe ed è scesa. Direttamente giù dal Purgatorio. Porta con sé filastrocche, proverbi, voci lontane e soprattutto tante favole da raccontare al piccolo Andrea, figlio di suo nipote Massimo Cusato, che tramite la voce e i ricordi di sua nonna, ora quelle favole le racconta a noi, uditorio e pubblico del suo spettacolo.
In questa’operazione, che fondamentalmente non è che un unico atto, un lungo omaggio ininterrotto alla famiglia, ai ricordi impressi nelle vecchie foto, nei disegni che campeggiano fuori dalla sala di teatro, quello che coglie immediatamente l’attenzione e il cuore è il grandissimo amore che ha spinto questo giovane attore a cambiare letteralmente identità e a presentarsi in scena con gli abiti, il passo leggero e stanco, la voce incerta dalle cadenze uniche della nonna, che a sua volta si specchia nel volto di suo nipote e negli occhi del piccolo pronipote che ci pare quasi di vedere, mentre aspetta la sua storia.
Paolina gli racconta la favola di "Mastro Francesco", del "Fratello scemo", e insieme a questi personaggi furbi, ingenui, scaltri e innocenti ricrea un mondo che abbiamo troppa fretta di dimenticare: quello delle favole, dove la parola, i tempi, la lentezza e l’ascolto sono l’acqua e il cibo per crescere un bambino, renderlo forte e saggio, sognatore e pratico. È un mondo non privo di leggerezza, d’innocenza, di piccole battute divertenti e intelligenti che deliziano letteralmente il pubblico, disponendolo a un ascolto attento e mai pago.
C’è tanta esperienza in questa coppia di artisti – sì perché Massimo e sua moglie, Monica Crotti, che insieme hanno costituito il Teatro dei Dis-Occupati, lavorano insieme e insieme costruiscono le proprie storie – che sa unire in maniera semplice ed efficace il teatro di narrazione con suggestioni antiche e complesse, maturate e perfezionate in anni di apprendimento all’estero, soprattutto nelle performances orientali, dove un’ombra e un silenzio raccontano molto di più di qualunque testo in cinque atti. A tutto questo si aggiunge un’attenzione particolare al mondo e alla fantasia dei bambini, in parte rievocata dai piccoli scherzi, dai vezzeggiativi e dallo sguardo affettuoso “di nonna” che Cusato rievoca con amorosa attenzione. Con essa l’attore-regista aggiunge uno studio attento a un teatro quasi didattico, dove la narrazione si fa insegnamento, le antiche filastrocche si coniugano con la realtà attuale, e facendo riaffiorare con un vero e proprio processo maieutico valori e sentimenti che trascendono i problemi di ogni giorno, le preoccupazioni spesso futili, la fretta di correre, di dimenticare, di sostituire la penna con una tastiera, un’ora di lettura con ore e ore di computer e televisione.
Nell’isola magica creata dalla piccola figura curva ed eterna di Paolina, gli occhi limpidi del suo personaggio, che fanno dell’attore un vero e proprio strumento di trasmissione e di dono d’amore, creano un’atmosfera assolutamente pura e compatta, che scende come un velo a smorzare pensieri e rumori troppo molesti e ‘moderni’, per ricondurre il viandante, l’ascoltatore occasionale a un altro tempo, a ricordi sopiti ma mai dimenticati che tutti noi abbiamo. O almeno chi tra di noi ha avuto la fortuna di avere una nonna che gli rimboccava le coperte e aspettava a spegnere la luce, assecondando una richiesta infantile di “un’altra storia!”.