Proseguendo la ricerca stilis…

Proseguendo la ricerca stilis…
Proseguendo la ricerca stilistica e linguistica che contraddistingue il suo percorso teatrale, dopo la personale visione del giovane imperatore Caligola di qualche mese fa, Mariagiovanna Rosati Hansen ci porta stavolta a confrontarci con un’altra delle figure classiche senza tempo che costellano l’immaginario di attori e pubblico teatrale. Cyrano de Bergerac, che è stato recitato, letto e rivisitato in mille modi ed epoche, trova qui, nel piccolo spazio del teatro Abarico, una sorte diversa. Spogliato di tutto il suo immaginario di guasconi, laboratori parigini di rosticceria, belle preziose, guerre ed assedi, Cyrano diventa un semplice, doppio nome, Cirano-Cristian: due anime per un solo amore, quello di Roxane. La regista chiama a sé tre giovani attori e nessun altro: sulle loro spalle grava l’incarico di ripercorrere l’universo ciraniano in poco più di un’ora. Un triangolo di corpi, di luci verdi e purpuree che sottolineano i differenti passaggi di una sofferta vicenda d’amore, gelosia e dolore di cui Roxane diventa fulcro ed icona: intorno a lei i due pretendenti si muovono in un gioco di parole, emozioni e intenzioni in costante mutamento e turbamento. Non c’è più posto, in questa lettura intimista, per spade e provocazioni: ogni parola rimbalza sulla chitarra di Cirano, che ne sostituisce la lama con ballate napoletane frammiste a esclamazioni venete nella migliore tradizione goldoniana, con la quale ostenta fieramente il suo naso, simile più che mai a una maschera. Gli si oppone un Christian francese, impacciato e sincero. Insieme, amici e rivali, per dare vita a un unico amante in grado di conquistare la bella, che rimane sempre a un metro più in là, a sognare di un amante irreale, lo specchio di due uomini diversi. Solo alla fine, dopo la scomparsa di Christian e la rivelazione del vero amore di Cirano, quest’ultimo rientrerà in scena ancora una volta per togliersi finalmente, proprio come una maschera, quel naso ingombrante dietro cui ha nascosto (e forse protetto) la propria vita di uomo timido e insicuro. È questo il messaggio finale della Hansen, che ha scelto di porre l’accento sulla complessità e fragilità della coppia maschile Cirano-Christian, servita ottimamente dall’impegno e dall’energia dei giovani Ferraro e Garnier. Roma, 3 febbraio 2009 Teatro Abarico