Non è da prendere alla leggera questa peraltro scanzonatissima commedia di Mariagiovanna Rosati Hansen. Abbandonando per un momento le riletture dei grandi classici, l’autrice abborda un tema di assoluta attualità: la televisione e i suoi miti. Attraverso il doppio volto di Maria e Lucia costruisce un’esilarante quotidiano, dominato dalle eterne puntate delle “soap” preferite dalle due protagoniste, e soprattutto dal mito immortale del Bello e Impossibile, in questo caso “Armando”, Lui, il divo irraggiungibile… fino a un certo punto. Una storia vivace e tenace, in cui all’energia vitalissima, demenziale, quasi schizzoide delle due Furie viene a contrapporsi, per errore (o per rapimento chissà) la compostezza un po’ turbata e sofferente di Armando, in realtà Jean, catapultato in un mondo che non è il suo, o forse è lui che non appartiene a quel mondo, al modello di uomo inventato tout court dalle nostre.
La Hansen affida l’adattamento teatrale di questi eterni dilemmi relazionali ed esistenziali alla regia puntuale e un tantino visionaria del bravo Matteo Ziglio, che crea, colora e scompone lo spazio di vita e d’azione delle due protagoniste, riempiendo la loro stanza all’inverosimile di pupazzi e di ninnoli, con tanto di televisione inneggiante alle gesta eroiche di Armando, e di finestra “multimediale” in cui assistere, in esterno, ai furti di manifesti o ai goffi tentativi di fuga del povero Jean.
È un ‘divertissement’ solare e appagante quello che riempie la visione del pubblico, abbandonato senza pietà all’interpretazione dirompente delle bravissime Angela de Prisco e Lara Pedilarco, affiatate e perfette nel rendere quella dimensione a metà tra realtà e illusione che colora la vita delle persone quando sono troppo attaccate alla televisione o a un qualunque mezzo creatore di (falsi) miti, per dimenticare una vita (quella vera) forse un po’ troppo piatta e senza colori.
È ugualmente apprezzabile l’ottima prova del francese Clément Dubreuil che, come il suo personaggio, si trova alla mercé di un universo per lui non del tutto comprensibile, nel quale si muove con grazia ed umiltà, aggiungendo con il suo italiano un po’ zoppicante e il viso a metà tra il fanciullo con gli occhi sgranati e il povero diavolo che cerca di uscirne in tutti i modi, fascino e convinzione.
Una menzione speciale per il finale quieto e sommesso, in cui i tre si ritrovano davanti alla televisione, signora e tiranna, a ricordare che il falso e il vero sono facilmente confondibili, e la bellezza e la (dis)illusione della vita risiedono anche in questo.
Roma, 14 aprile 2009
Teatro Abarico