Tra passato e futuro, Tango glaciale Reloaded è un poetico viaggio oltre le frontiere dell’immaginazione, dove si perde qualsiasi riferimento e il mondo si trasforma.
Nel 1982 il debutto di Tango Glaciale ha sancito l’efficacia della collaborazione tra l’allora giovane regista Mario Martone e altri esponenti di Falso Movimento, il collettivo di artisti che in qualche modo ha cambiato la storia della sperimentazione teatrale italiana.
L’allestimento originale è da considerarsi frutto di un clima culturale che oggi risulta molto diverso. Tuttavia, lo spettacolo sembra aver mantenuto, con il disegno luci e l’utilizzo delle videoproiezioni - ma soprattutto nelle sonorità ancora tipicamente anni Ottanta - una sorta di continuum narrativo e temporale capace di parlare anche al pubblico di oggi.
Dodici scene di un racconto domestico
In questa versione reloaded dello spettacolo – curata da Raffaele Di Florio e Anna Redi – l’elemento che colpisce in maniera immediata lo sguardo dello spettatore è l’utilizzo dello spazio scenico. Una casa e le sue stanze al centro del palco, che non viene occupato nella sua interezza, ma si fa contenitore di spazi (quasi) angusti, eppure in continua trasformazione.
Dodici diverse scenografie si proiettano nello spazio e nel tempo, per circa 60 minuti di spettacolo, con una media di un cambio di scena ogni cinque minuti.
Un cast di danzat(t)ori
La sfida più interessante di questa operazione di “ricarica” è stata poterla affidare all’energia interpretativa di tre giovani “danzattori”, nati tutti parecchio tempo dopo il debutto del progetto originale e, dunque, lontani dai riferimenti culturali di quell’epoca. Ai nuovi protagonisti va riconosciuta anzitutto l’emblematica coordinazione nei movimenti di scena. Soprattutto considerando che l’unico dei tre ad avere un diploma come danzatore (presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano) è Filippo Porro, il quale si ritrova coinvolto in piacevoli atmosfere jazz, che sarebbero ancora più suggestive se il sax utilizzato in questi frangenti fosse suonato dal vivo.
Giulia Odetto, prima di frequentare la Scuola del Teatro Stabile di Torino, è stata un’efficace Mercoledì nella commedia musicale La famiglia Addams, diretta da Giorgio Gallione; in questo contesto, il linguaggio non verbale la valorizza, confermandola un’interprete dalla presenza scenica trascinante.
Discorso analogo per Jozef Gjura, che si esibisce anche come cantante, e pur sfoggiando spesso un’espressione fiera e concentrata, riesce comunque a catturare la simpatia del pubblico per il modo accattivante con il quale è solito entrare (in termini figurati) nell’onomatopeico ascensore che scandisce gli spostamenti tra gli ambienti della casa: dal tetto al giardino, dal salotto alla cucina, dal bagno alla piscina.
Tra passato e futuro, Tango glaciale Reloaded è un poetico viaggio oltre le frontiere dell’immaginazione, dove si perde qualsiasi riferimento e il mondo si trasforma.