«È solo il trucco della memoria, La memoria è così. Comincia tutto dall’ultimo istante, si riavvolge all’indietro. Solo che sopra c’è la testa o il cervello o la logica o l’abitudine a pensare. Mettendo tutto alla rovescia, in Betrayal, io ho preso la memoria alla lettera, la memoria senza logica, che è una macchina stupida, come tutte le macchine». Harold Pinter
Betrayal scritta nel 1978, considerata dal suo stesso autore una tragicommedia e classificata da alcuni critici, assieme ad altri suoi lavori, come una Memory plays racconta, apparentemente, la storia semplice di un menàge borghese.
Una donna e un uomo si incontrano a due anni dalla fine della loro relazione extra-matrimoniale. E' la donna, Emma, ad aver chiamato l'uomo, Jerry, per confidarsi con lui del suo matrimonio ormai finito. La sera prima Emma e suo marito Robert hanno litigato perchè Emma ha scoperto che suo marito l'ha tradita, per anni. Per onestà (o ripicca?) ha confessato a Robert la sua relazione con Jerry. Jerry, amico e socio d'affari di Robert, lo va a trovare in preda alle ambasce. Robert però non è affatto arrabbiato con lui e gli rivela che sapeva della sua relazione con la moglie da ben quattro anni (dunque ben prima che la loro relazione finisse). Fu Emma stessa a dirglielo dietro sua stessa richiesta.
Dopo queste prime due scene quelle successive della pièce si collocano indietro nel tempo, ognuna a un momento topico della relazione tra Jerry e Emma, dando allo spettatore un quadro completo dei legami tra Emma e Jerry, tra Emma e suo marito e tra Robert e Jerry.
La scena terza illustra la fine della relazione adulterina. La quarta, mostra una visita di Jerry in casa di Emma e Robert durante la loro relazione. La quinta il momento in cui Robert scopre l'adulterio della moglie, a Venezia. La sesta (sempre nel passato, ma cronologicamente successiva alla precedente) mostra un incontro degli amanti subito dopo il viaggio a Venezia così come la settima illustra un pranzo tra i due amici, sempre dopo il viaggio veneziano. L'ottava un momento felice del menàge degli amanti, quando Emma annuncia a Jerry di aspettare un figlio da suo marito Robert e l'ultima la sera in cui Jerry conquista Emma, durante una festa in casa della donna.
Dietro il dipanarsi dei classici topoi dell'adulterio borghese, del tradimento nel suo significato più immediato, la struttura cronologica delle varie scene a ritroso (ma come abbiamo visto non sempre) mostra una trama sotterranea di non detti, di menzogne incrociate, omissioni e verità parziali, dei quali i tre personaggi solo parzialmente sono consapevoli mentre solo lo spettatore, quello più attento, coglie nella sua totalità.
Così il tradimento non è solo quello coniugale ma anche quello dell'amicizia: quello di Jerry verso Robert, beninteso, ma anche quello di Robert verso Jerry , che, pur sapendo, ha fatto finta di niente. Così la banalità del tradimento borghese assume i connotati della solitudine esistenziale, quella di Jerry, tradito dall'amico e da Emma, quello di Emma, che sperava in una storia d'amore mentre probabilmente per Jerry si è trattato più che altro di sesso e quella di Robert la cui paradigmaticità non dissimula i sentimenti di un uomo ferito visto che anch'egli ha tradito a sua volta la moglie (anche se i tempi e le modalità del quale non ci è dato sapere).
L'intelligenza di Pinter sta nel non fare di nessuno dei protagonisti un personaggio a tutto tondo. Nessuno è più buono e nessuno è più malvagio. Se Jerry è quello più tradito e dunque il più fragile, è anche quello meno capace di provare sentimenti (non si ricorda nemmeno che il letto della casa presa in affitto con Emma lo hanno comperato loro due insieme...). Emma si sente offesa dal tradimento del marito come se il suo con Jerry non contasse. Mentre quella certa amicizia virile che fa giocare i due amici a Squash, uno sport da praticare in assenza di donne perchè è occasione per una uscita tra uomini (...), sottolinea una certa misogina presente in ogni uomo, che trova migliore compagnia in una altro esemplare dello stesso sesso per spirito di corpo. Robert lo dice apertamente ad Emma: Mi è sempre piaciuto Jerry. A dir la verità l'ho sempre preferito a te. Forse avrei dovuto avere io una relazione con lui.
Ed ecco che emerge un altro nucleo narrativo della pièce. L'amicizia di Jerry e Robert, nata ai tempi del college, tradita da una vita all'insegna della carriera e della famiglia ben diversamente dalle aspettative di allora.
Non una commedia borghese sull'adulterio dunque ma la tragedia dell'essere umano che non riesce a costruirsi una identità se non su delle menzogne imbastendo relazioni interpersonali inficiate dall'incomunicabilità e della convenzione.
E questo basti qui allo spettatore come spunto di riflessione su un testo esemplare nella sua scrittura drammaturgica.
La messinscena di Tronnolone, molto rispettosa degli intenti del testo opera alcuni cambiamenti. Uno più deciso nelle scene. Semplifica quelle precise, molteplici (un bar, un ristorante, l'appartamento degli amanti, l'albergo a Venezia, la casa di Robert ed emma) e inglesi di Pinter e usa la stessa scena, essenziale e spoglia per ogni scena. Un levare per astrarre ben chiaro sin dalla prima scena che in Pinter avviene in un Pub e che Tronnolone fa avvenire ai piedi del palco, a sipario chiuso, mentre entrambi indossano un impermiabile bianco ghiaccio comparendo entrambi dai due lati opposti del proscenio e avvicinandosi fino all'addio. La scena, una volta a sipario aperto, è scarna ed essenziale: un ampio sedile nero senza schienale che funge da letto e un tavolino con due sedie. A descrivere e distinguere i vari ambienti ci pensano le luci semplici ma efficaci di Luisa Monnet, posizionate in maniera da ritagliare nella scena vuota alcuni spazi, evocando ambienti e contesti con un diverso colore, discreto, non eccessivamente riconoscibile ma efficacissimo, in sintonia con i costumi che indossano gli attori (soprattutto gli indumenti color porpora nella scena quarta) mentre ogni cambio di scena è suggerito dal buio e dalle note di Col tempo, versione italiana di Avec le temps di Leo Ferrè, cantata da Dalidà.
Sempre molto attento alla direzione dei suoi attori, Tronnolone si permette una piccola rilettura di Jerry rendendo più evidente una certa fragilità (incapacità) emotiva che trova riscontro in una recitazione volutamente nervosa, perfettamente calibrata, fino ad arrivare a modificare la chiusa della scena terza, quella della rottura degli amanti avvenuta due anni prima rispetto il tempo presente in cui la commedia inizia. Quando Emma se ne va sapendo che è finta in Pinter Jerry rimane in piedi. Tronnolone lo fa piangere (sul buio).
Miriam Spera è talmente brava che fa intuire allo spettatore ogni passaggio temporale solo con la postura e per come indossa i diversi abiti di scena cmabiando ogni volta fisionomia. Marcello Donati è, come si diceva, preciso nel restituire le incertezze del suo personaggi mentre Alessandro Pala incarna con determinazione la sicurezza con la quale il suo personaggio dissimula dietro il cinismo l'insoddisfazione di una vita di versa da quella che aveva intrapreso in gioventù.
Una messinscena raffinata e di profonda intelligenza drammaturgica, certamente ispirata da un testo che ha molto da dire ma che, in mani sbagliate, rischiava di diventare uno spettacolo piatto e banale e che invece Tronnolone illumina con una cifra stilistica originale che lo fa riverberare in tutto lo spettro delle umane emozioni.