Prosa
UN SOGGETTO PER UN BREVE RACCONTO

‘Un treno. Un biglietto del t…

‘Un treno. Un biglietto del t…
‘Un treno. Un biglietto del treno. Uno spettacolo da fare prima di partire. Una scommessa da giocare fino in fondo: sull’Amore’. La frase, tratta dalle note di regia nel retro del volantino di “Un soggetto per un breve racconto” è forse ciò che definisce meglio lo spettacolo stesso. È in scena, nella piacevole struttura del Teatro dei Filodrammatici, “Un soggetto per un breve racconto”, secondo dei quattro spettacoli che compongono la rassegna “Gli Arrabbiati del Naviglio” iniziata il 24 febbraio ed in programma fino al 22 marzo e dedicata alla energie teatrali che si sono formate artisticamente a Milano, luogo che ha dato loro spazi e possibilità espressive. La rappresentazione teatrale è liberamente ispirata al “Gabbiano” di Cechov e alla produzione epistolare tra il drammaturgo e la moglie attrice. Nello spettacolo, infatti, sono declamate alcune delle lettere piene di passione prodotte dallo scrittore russo per l’amata compagna. Inoltre la rappresentazione è un tributo al dramma più famoso di Cechov: ‘un soggetto per un breve racconto’ è, infatti, come Trigorin definisce Nina nel “Gabbiano”. Prodotto dalla compagnia Gli Eccentrici Dadarò, con la drammaturgia di Rossella Rapisarda e Fabrizio Visconti, è interpretato dalla stessa Rapisarda, mentre Visconti ne cura la regia. “Un soggetto per un breve racconto” è un monologo, o meglio un monologo per due. Difatti, sul palco troviamo sia la Rapisarda nella parte di Nina e sia la stessa attrice nella parte di Rossella ovvero sé stessa. Una coppia legata insieme da un’opera, quella di Cechov, che rende le due protagoniste così simili: entrambe nate sul lago, ambedue attrici, e infine persino vittime di una simile sfortunata storia d’amore. Ed è per questo che Rossella ha scelto di interpretare Nina: hanno lo stesso destino. O forse no. Perchè è anche una storia di scelte, di strade da prendere o abbandonare, di decisioni che cambiano il futuro di chi le compie. Il monologo attraverso la tecnica del teatro nel teatro, peraltro usata anche dal drammaturgo russo nella sua opera, è in realtà anche un ritratto: Nina. La Rapisarda recitando Cechov omaggia ottimamente il personaggio creato dallo scrittore russo, forse proprio uno tra più complessi immaginati da questi. La Rapisarda, poi, nella parte di Rossella appare vera persino a tal punto che lo spettatore nemmeno si chiede più se stia recitando o meno. Ciò che traspare da Nina-Rossella è una rabbia particolare: per niente feroce, forse più rassegnata, nei confronti sia di una storia amorosa deludente, sia dell’incapacità di realizzare i propri sogni e sia nei confronti di un’insicurezza che paralizza ogni scelta e qualsiasi decisione. Rappresentazione dalla scenografia semplice, il palco non ospita nient’altro che una luna luminosa sospesa a mezz’aria, una sedia, ed infine un baule ricco d’oggetti dal quale spunteranno prima dei tarocchi, poi alcuni cappelli, dei boa ed un ombrellino, infine una misteriosa giacca da uomo. Tutto il resto è presto fatto: l’inizio a sorpresa, in cui la Rapisarda compare dalla balconata di uno dei palchi del teatro, è la rottura della quarta parete che proseguirà come una costante in tutta la rappresentazione; l’autoironia della stessa attrice fa il resto, rendendo il tutto piacevole e leggero. Dopo un’ora di monologo gli spettatori del Teatro dei Filodrammatici applaudono entusiasti e forse ne vorrebbero ancora: non c’è più tempo, però, Nina-Rossella deve prendere un treno. Milano, Teatro dei Filodrammatici, 06/03/2009
Visto il
al Spazio Tertulliano di Milano (MI)