Indimenticabile la serata, indimenticato Campanile.
Narratore, giornalista, critico e romanziere, seppur fuori da ogni moda e da ogni scuola, fu maestro involontario del dadaismo e fu il primo a immettere nella comicità italiana il gene del nonsense. Il suo è spesso un teatro in due battute, breve, pungente e vertiginosamente conciso. Molto più comprensibile la sua scelta se si pensa al periodo storico-culturale: epoca di gigantismo, titanismo e fascino visionario, il teatro inteso per folle oceaniche, con sconfinati drammi realizzati in lunghissime ore e, spesso, irrappresentabili (basti pensare a Max Reinhardt!). Campanile, invece, irriverente come sempre, crea il paradosso di segno opposto. Nascono così drammi e commedie sempre irrappresentabili, ma questa volta per eccesso di concisione.
A dispetto di ciò, stavolta ci pensa Antonio Calenda a mettere in scena l’umorista romano: pesca nella sua copiosa produzione una serie di divertentissimi sketches, li monta a collage e li mette in mano alla vulcanica e multiforme Piera degli Esposti, attrice di cinema, regista di opere liriche, sceneggiatrice e conduttrice radiofonica. Versatilità doppia, quindi, sulla scia dell'autore. Ma è in effetti da qualche tempo che Piera Degli Esposti lavora “con” lo scomparso e indimenticato Achille. Grazie a questo formidabile collage, Piera degli Esposti riporta in vita quella sorniona voglia di ridere di quei tempi, realizzando un binomio di raffinata comicità. Presa di mira è la borghesia del tempo, con i suoi vizi, le sue manie, le sue tradizioni. Si ride e si sorride di loro e, in fondo, di noi stessi. Non mancano calembours e giocose assonanze, vivacizzate dall'accompagnamento al piano azzeccato e mai di troppo (Stefano Bembi).
Un mixage riuscitissimo, vivace e per nulla slegato. Sempre moderno, Campanile non stanca, anzi, diverte sempre di più. Mai volgare, ma eccezionale per intelligenza e brillantezza, il suo umorismo conquista e invoglia al bis, dopo due ore di risate assicurate.
Se oggi Campanile fosse ancora vivo, di certo sarebbe il mattatore di Zelig. Altro che Franco Oh Franco.
Visto il
al
Valle Occupato
di Roma
(RM)