La sabbia è l’elemento che non fornisce via di scampo nell’allestimento del Woyzeck – opera incompiuta di Georg Büchner – firmato da Emiliano Bronzino.
La scenografia di Francesco Fassone – un semicerchio ad accessi che ricorda una staccionata – non impedisce agli attori di aprirsi all’esterno, né tantomeno di “consumare” l’azione scenica. Nel ruolo del protagonista ritroviamo Lorenzo Gleijeses, già Zio Vanja per Bronzino, che si cala perfettamente nelle schiaccianti ossessioni di un omuncolo oppresso dall’autorità del piccolo mondo che lo circonda: il capitano di reggimento, il dottore (Fabrizio Martorelli), ma soprattutto la moglie Marie (Maria Alberta Navello), una donna buona, nonché madre attenta, che però si ritiene legittimata, poiché povera, ad assumere atteggiamenti lascivi con un Tamburmaggiore (Diego Casalis) appartenente allo stesso reggimento del marito.
Sullo sfondo, un’umanità rassegnata, che si popola di personaggi ambigui in un’atmosfera alla David Lynch e il cui esempio più lampante è fornito dall’Idiota (mascherato alla Elephant Man, n.d.r.), interpretato con adeguato rigore da Riccardo De Leo.
Così il drammatico gesto, apparentemente privo di sentimento, del protagonista si rivela ineluttabile e lo mantiene sprofondato in una condizione di subalternità in un mondo, infine, popolato di maschere vestite di rassegnazione.