Lo scenario è quello di una Pietroburgo fine ‘800, quasi uno zenit infernale della provincia piccolo-russa, zarista e oppressa da una cristallizzata stratificazione di gerarchie sociali. Il nostro personaggio, Propriscin Aksentij Ivanovic, è un “consigliere titolare di origine nobile”, non appartiene dunque ai ranghi più bassi della plebe, ma in definitiva è un impiegato statale. In quanto tale patisce, poco dignitosamente, la sua condizione di piccolo-piccolissimo borghese al cospetto di capiufficio, direttori e burocrati. La sua graduale perdita di senno corrisponde chiaramente con un improbabile riscatto verso i suoi oppressori. Il suo vagheggiato tentativo di rivalsa sfocia nella roboante quanto ridicola convinzione di essere Ferdinando VIII, re di Spagna. Il momento del suo tanto atteso trionfo sociale corrisponderà, in realtà, con la definitiva espulsione da quella stessa spietata società, concretizzandosi nel suo internamento in manicomio.
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