E' uno. E' nessuno. E' centomila. Vitangelo Moscarda, Gengé, come lo chiama la moglie, una mattina si guarda allo specchio e scopre un dettaglio mai notato prima, un volto che stenta a riconoscere. Chi sono veramente? Come credo di mostrarmi? Come mi vedono gli altri? Come posso cambiare? E' possibile rendere il nostro apparire uguale al nostro essere? Qual è la verità? Roberto Bacci, in collaudato tandem con Stefano Geraci, si confronta per la terza volta con Pirandello e, dopo "L'uomo dal fiore in bocca" e "La poltrona scura", porta in scena, con gusto del linguaggio e vivacità di rappresentazione, il dramma dell'identità tratto dal più famoso romanzo del grande scrittore siciliano. Savino Paparella, Francesco Puleo e Tazio Torrini, contemporaneamente sul palcoscenico, vestiti quasi uguali come frammenti di una stessa origine, sono il volto e le voci di Gengé che si cerca e si smarrisce, che riflette e delira, in un vortice fisico e affabulatore, incalzante e magnetico.
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