Il cinema, lo scouting, la lirica: seguendo queste fra gli innumerevoli sentieri della sua carriera, Teatro.it intervista Pippo Baudo per raccontare in tre puntate un mondo dello spettacolo che ha attraversato interamente.
L’enciclopedia dello spettacolo sta nella testa di Pippo Baudo. Lui non è un personaggio televisivo: lui è la televisione. Ma non solo. Il suo curriculum comprende diverse centinaia di programmi Tv, o comunque eventi televisivi in reti pubbliche e private: 32 programmi radio, 13 film, 4 fiction, 4 opere teatrali, 17 canzoni e 9 libri.
In oltre 60 anni di carriera Baudo ha scoperto decine di personaggi che poi hanno fatto strada nel mondo dello spettacolo e della musica, anche a livello internazionale: da Al Bano a Beppe Grillo, da Tullio Solenghi a Barbara D'Urso. E poi Massimo Ranieri, Lorella Cuccarini, Heather Parisi, Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Andrea Bocelli, Michelle Hunziker, Irene Grandi, Anna Tatangelo e Gigi D’Alessio (che poi si sono pure messi insieme), Giorgia, Gianluca Grignani, Fabrizio Moro, Bianca Guaccero.
E’ stato lui a scoprire le doti da soubrette di Loretta Goggi, che fino ad allora aveva fatto solo l’attrice in sceneggiati televisivi (come il celebre La Freccia nera).
Ad altri ha dato una bella spinta: Simone Cristicchi, Dolcenera, Caparezza, Carmen Consoli, Daniele Silvestri, Massimo Di Cataldo, Silvia Salemi, Marina Rei. Poi ci sono i ripescati: star che stavano per cadere nel dimenticatoio ma che Pippo ha riportato alla ribalta nazionale, per lo più a Sanremo: Iva Zanicchi, Gino Paoli, Giuni Russo, Tosca, Mietta, Milva, Anna Oxa. Ha portato a Sanremo (e quindi al grande pubblico) Sergio Cammariere, Elio e le storie tese, Tricarico, Ivan Graziani, Franco Califano.
Ma anche Super Pippo può sbagliare. Un giorno di molti anni fa, infatti, scartò Fiorello ad un provino per Fantastico, con la motivazione che il suo pezzo era troppo lungo. Fiorello ha sfondato ugualmente, e poi si è preso la rivincita: diventando grande amico di Pippo e martirizzandolo per anni nei suoi sketch.
La gente pensa che Pippo Baudo sia solo un importante presentatore televisivo, ma una carriera del genere dice che c’è molto di più. Chi è Pippo Baudo?
Sono un personaggio del mondo dello spettacolo, tutto lo spettacolo. Sono sempre stato molto curioso di tutto quello che fa riferimento allo spettacolo, ma soprattutto sono curioso della musica. Ho scritto canzoni, poi canzoni per il teatro. Poi ho fatto teatro: divertente, impegnato. Ho fatto anche film. Visto il mio background, mi sono evidentemente specializzato in film in cui l’aspetto musicale era predominante: come i famosi “musicarelli”, che avevano tutti quanti un grosso successo. Alla fine mi consideravano una specie di portafortuna.
Quella dei musicarelli è stata una stagione breve, ma intensa e gloriosa
Era un mondo a parte, incredibile. La gente non immagina queste cose. Era una macchina da guerra. C’era la capacità diabolica di confezionare in 18 giorni film perfetti, partendo da zero. Certo la trama era quello che era, ma i musicarelli non avevano la pretesa di essere intelligenti o profondi. Volevano essere film divertenti, leggeri, di intrattenimento: e lo erano. Alcuni erano fatti meglio, altri peggio. Quelli di Ettore Maria Fizzarotti, considerato il padre di questo genere, erano un modello. Meccanismi perfetti, senza una sbavatura, montaggio e fotografia da manuale. E poi le musiche: oltre alle canzonette del momento ci sono stati contributi di grandi musicisti come Ennio Morricone e tanti altri.
Un bel business
Di più. Per i produttori i nostri film erano un bancomat, anche se il concetto di bancomat ancora non esisteva. Con i nostri film di cassetta abbiamo salvato il cinema italiano di qualità: vedi la storia della Titanus, che aveva prodotto film bellissimi ma costosissimi come il Gattopardo di Luchino Visconti nel 1963 oppure Sodoma e Gomorra con la regia di Robert Aldrich e Sergio Leone nel 1962. Il produttore Goffredo Lombardo si era svenato per finanziare questi due colossal: due capolavori, che però al botteghino non avevano di certo incassato tutto il denaro che era stato speso per realizzarli.
E quindi?
Ormai il buco era fatto. Goffredo Lombardo fu costretto a dichiarare fallimento, ma voleva a tutti i costi rimanere padrone del marchio Titanus che aveva ereditato da suo padre. Dopo avere venduto tutto per cercare di ripianare i debiti, solo il cinema poteva salvarlo. Vennero così i musicarelli, che costavano pochissimo, venivano confezionati in quattro e quattr’otto e facevano il pienone in sala. Poi ci fu una delle storie più belle e forse meno conosciute del cinema italiano.
Che storia?
Sempre nel fatidico 1963 quasi tutti i principali personaggi del cinema e della televisione dell’epoca accettarono di partecipare a titolo gratuito ad un film prodotto dalla Titanus, proprio per cercare di mettere insieme un po’ di denaro. Si intitolava Il giorno più corto, ed era ovviamente una parodia di un altro film, Il giorno più lungo. C’era l’élite dello spettacolo italiano: Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Peppino De Filippo, Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Aldo Fabrizi, Erminio Macario, Eduardo De Filippo, Gino Cervi, Nino Taranto, Paolo Panelli, Raimondo Vianello, Amedeo Nazzari, Paolo Stoppa, Romolo Valli, Virna Lisi, Luciano Salce, Aroldo Tieri, Sandra Mondaini, Giuliano Gemma, Alberto Lupo, Sergio Fantoni, Umberto Orsini, Sandra Milo.
Fu uno dei primi film di Mario Girotti, che poi sarebbe diventato Terence Hill. Tra gli stranieri Annie Girardot, Philippe Leroy, Simone Signoret, David Niven, Anouk Aimèe, Walter Pidgeon, Jean-Paul Belmondo, Scilla Gabel, e tantissimi altri.
Tutte star che avevano qualche debito di riconoscenza con la Titanus e con Goffredo Lombardo in particolare?
Si ma non solo. Era un mondo strano. La gente si faceva le scarpe e contemporaneamente si dava una mano, come tutti quelli che alla fine sanno di essere sulla stessa barca. Goffredo Lombardo, dopo avere tamponato i buchi più grossi, aveva preso la drastica decisione di interrompere l’attività produttiva ufficiale della Titanus, dedicandosi solo alla distribuzione. Ma fino a un certo punto.
In che senso?
Goffredo Lombardo non aveva ancora intenzione di tirare i remi in barca: e così, disperato, si rivolse al regista Ettore Maria Fizzarotti, e a due amici come Gilberto Carbone e Sergio Bonotti, che avevano la società di produzione Mondial Te.Fi. L’idea era quella di continuare a produrre grazie ad altre società, ufficialmente indipendenti, ma che permettevano a Lombardo di controllare indirettamente la produzione. Altre due società di questo tipo erano la Ultra Film e la Imprecine. Uno dopo l’altro nascono quindi i capolavori dei musicarelli, come la cosiddetta Trilogia del Te.
La Trilogia del Te?
In ginocchio da te, Non son degno di te, Se non avessi più te, tutti costruiti attorno a Gianni Morandi e Laura Efrikian. Poi Una lacrima sul viso, ovviamente con Bobby Solo, e due pellicole che ruotavano attorno alla scatenata Caterina Caselli: Nessuno mi può giudicare e Perdono. Con questa manciata di film, che costavano pochissimo e incassano moltissimo, i bilanci sono tornati a posto. I musicarelli sono stati una grande palestra per molti giovani attori. Per esempio Loretta Goggi: nel 1967 ha interpretato una liceale romana nel primo musicarello di Al Bano e Romina Power: Nel sole, con la regia di Aldo Grimaldi. Poi ha fatto anche Mi vedrai tornare (1966) di Ettore Maria Fizzarotti e Zingara (1969) di Mariano Laurenti. Il resto lo sappiamo.
E che ruolo ha avuto Pippo Baudo in questo salvataggio della Titanus?
Quasi nullo: quando ho fatto i miei quattro musicarelli ormai la situazione dei conti di Lombardo si era normalizzata. Zum Zum Zum 1 e Zum Zum Zum 2, sono rispettivamente del 1968 e 1969. Sempre nel 1969 c’è l’unico musicarello che ho fatto con Fizzarotti, e cioè Il suo nome è donna rosa, che ebbe un grande successo. Mi sono molto divertito: interpretavo il duca Baudo, ed ero anche autore delle musiche, insieme a Luciano Fineschi, mentre il direttore della fotografia era Stelvio Massi. Ero uno degli autori anche della canzone che ha dato il titolo al film, e cioè Il suo nome è donna Rosa. L’ultimo mio musicarello è stato W le donne, del 1970. Tutti e quattro sono stati prodotti dalla Mondial Te.Fi. Il comune denominatore è che li abbiamo fatti tutti e quattro in 18 giorni ciascuno: dal primo ciak al montaggio.
(Puntata 1 di 3 - continua: Puntata 2)