All’alba di 52 anni fa ci lasciava il “Principe della Risata” Antonio De Curtis. Però non è morto Totò, la più grande maschera teatrale e cinematografica italiana.
In una delle ultime interviste prima della sua dipartita, un Totò amareggiato dichiarava: “Chiudo in fallimento. Nessuno mi ricorderà.” Chissà cosa penserebbe ora, a 52 anni da quel triste giorno, delle rivalutazioni intellettuali della sua arte, delle continue riproposizioni televisive dei suoi film e degli ininterrotti omaggi alla sua persona e alla sua umanità.
Nonostante non sia un anniversario da “cifra tonda”, vogliamo comunque ricordarlo e lo facciamo non attraverso i “soliti” film e le scene più famose, ma ripescando dalla sua sterminata filmografia cinque (più una) gemme seminascoste o dimenticate. Perché, a 52 anni di distanza da quel giorno, Totò è ancora vivo e noi continuiamo ad amarlo.
Scivolava come su delle rotelline, una candela accesa in mano, il frac da becchino, e sotto l'ala della bombetta due occhi allucinati, dolcissimi, da rondone, da ectoplasma, da bambino centenario, da angelo pazzo.
Federico Fellini
Totò e i re di Roma (1951)
Diretto da Steno e Monicelli e vagamente ispirato a due novelle di Čechov, il film – insieme a Totò e Carolina, sempre di Monicelli - fu uno dei più bistrattati in sede di censura. Se da una parte infatti la pellicola si segnala per gli irresistibili duetti del Principe con un carognesco Alberto Sordi, dall’altra la storia dell’impiegato Ettore Pappalardo che rischia il licenziamento in quanto sprovvisto di licenza elementare risultò troppo grottesca e fuori dalle righe per la commissione di censura, che infatti intervenne ripetutamente tagliando, cambiando dialoghi e alleggerendo il contesto. Il risultato è un’opera evidentemente rimaneggiata, ma con un Totò meravigliosamente amaro.
Totò e le donne (1952)
Se all’epoca ci fosse stato #MeToo, il film di Steno sarebbe stato come minimo bloccato, censurato e mandato al rogo per il suo “maschilismo da avanspettacolo”. Di fatto, la forza della pellicola sta proprio nei tentativi del povero cavalier Filippo Scaparro di difendersi dalle mille irrazionalità femminili. Vittima di una domestica smemorata, delle frustranti regole casalinghe della moglie (Ave Ninchi), di una figlia in età da marito e di un’amante perseguitata dalla malasorte, un incontenibile Totò si rivolge direttamente al pubblico dallo schermo, invocando solidarietà e vendetta al grido di: “Uomini di genere maschile! Contro il logorio della donna moderna, soffittizzatevi!”
Totò, Peppino e i fuorilegge (1956)
Nello stesso anno di Totò, Peppino… e la malafemmina, il regista Camillo Mastrocinque aggiunge alla coppia la fenomenale Titina De Filippo e la pellicola, ridimensionata di molto la componente romantica rispetto al film precedente, è una delle più divertenti – e sottovalutate – della filmografia del Principe. Il ritmo non ha cedimenti, tutti gli attori e le "spalle" sono incontenibli e le scene comiche da antologia - dall'incontro al “Pozzo dei Rosppi” (con due P, perché è plurale!), alla cena a carico dell’ospite Peppino De Filippo, fino all'incontro con il brigante Ignazio detto il Torchio -, si susseguono senza fiato.
Arrangiatevi (1959)
Nuovamente in coppia con Peppino De Filippo ma, inaspettatamente, quasi nel ruolo di spalla, Totò è in gran forma e tratteggia una meravigliosa figura di nonno in Arrangiatevi di Mauro Bolognini. La trama del film è di fatto strettamente legata alla propria epoca: la famiglia di De Filippo, patriarca (entusiasta) compreso, si trasferisce in una ex casa di tolleranza, con tutti gli equivoci, anche amari, del caso. Pur se invecchiato nei temi, il tono comunque lieve e il nonno Totò, ringalluzzito dai ricordi della “Sora Gina”, valgono assolutamente la visione.
Totò contro i quattro (1963)
Ispirato a reali casi di cronaca, Totò contro i quattro è un divertissement (come si direbbe oggi) interamente poggiato sulle spalle di cinque giganti. Quali comprimari a pari livello del Principe, infatti, compaiono il troppo - e ingiustamente - dimenticato Macario, Aldo Fabrizi, Nino Taranto (forse nell'episodio migliore del film) e un Peppino De Filippo in verità un po’ sottotono. Pur essendo una pellicola “minore”, spesso tocca piccole vette di comicità inaspettate. Replicato abbondantemente in Tv, da recuperare appena possibile.
Titoli di coda:
Capriccio all'italiana - Che cosa sono le nuvole? (1968)
Episodio di Capriccio all'Italiana diretto da Pasolini, Che cosa sono le nuvole è l’ultima, e per certi versi straziante, apparizione cinematografica di Totò. La maschera diventa a tutti gli effetti una marionetta in balìa di un pubblico pronto a divertirsi ai suoi lazzi, ma altrettanto pronto a gettare chi l’ha divertito in una discarica. Totò è ormai anziano (morì di li a poco, senza così la possibilità di vedere il film completato qualche mese dopo), praticamente cieco, e la tenerezza che sprigiona il suo viso negli ultimi fotogrammi è struggente, quasi insostenibile.
Otello: “Iiih! E che so' quelle?”
Jago: “Quelle sono... sono le nuvole...”
Otello: “E che so' ste nuvole ?”
Jago: “Mah…”
Otello: “Quanto so' belle, quanto so' belle... quanto so' belle..”.
Jago: “Ah, straziante, meravigliosa bellezza del creato”.
Proprio come era Totò.