Quando il teatro e il cinema s’incontrano il matrimonio che ne scaturisce può essere “cosa buona e giusta”, soprattutto quando un teatro indipendente incontra una regista intraprendente. È il caso dell’importante connubio nato tra il Teatro dei Limoni di Foggia e Michela Casiere, in occasione della proiezione riservata alla stampa del cortometraggio “Per tre soldi”, liberamente tratto da “L’opera da tre soldi” del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht. Michela, foggiana di origine, è laureata in scenografia cinematografica presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera; dal 2008 al 2010, é stata assistente tecnica personale del premio Nobel per la letteratura Dario Fo e di Franca Rame. Per il maestro, ha realizzato un lungometraggio "Il braccato", commedia edita ma non ancora portata in scena, dove ha curato personalmente la regia, la scenografia, i costumi, le riprese, l'audio, le luci compreso il montaggio. La giovane regista è recentemente tornata in Capitanata, dove vorrebbe intraprendere una nuova avventura professionale, ed ha realizzato il cortometraggio coinvolgendo gli attori del Teatro dei Limoni. L’opera racconta di Peachum, magistralmente interpretato da Roberto Galano, uomo senza Dio e dall’animo oscuro che, come una sorta di addetto al collocamento, molto sui generis, efficace nel destreggiarsi tra l’indigenza e l’alienazione umana, offre miseria in cambio di denari. È un mercante di stracci, cui i disperati dei bassifondi di una cupa città immaginaria si rivolgono per chiedere il permesso a mendicare. Con gelido cinismo, latente di spregio per questi sciagurati esseri, attribuisce ad ognuno di essi un vestiario solcato da una lettera, che ne indicata la specialità. Il prezzo di questo servigio è una percentuale sui guadagni dell’elemosina. Completano la scena Stefano Tornese, che interpreta un misero giovanotto di nome Filch, il quale cerca di procurarsi il necessario per entrare a far parte della ditta, e ci riesce, e Maria Chiara Giannetta, che interpreta con struggente intensità il ruolo della giovane e silenziosa figlia di Peachum, che assiste, senza batter ciglio, alle trattative tra i due. Grande attenzione è stata rivolta alla fotografia di scena, curata con novizia di particolari. Per tre soldi mostra una realtà senza tempo, contemporanea quanto passata e destinata a persistere nelle azioni quotidiane. I corpi dei personaggi sono destinati a comunicare più delle parole, le loro azioni calibrate e le emozioni sono celate dietro un velo di deliberato silenzio. A conti fatti, Peachum potrebbe essere il salumiere sotto casa, il postino o il vicino della porta accanto; ad ogni essere vivente è data facoltà di far pendere l’ago della bilancia verso quello che crede sia il miglior modo di essere. Non fosse stato un cinico sfruttatore di disperati, Peachum sarebbe potuto essere un messia dei miserabili, e la sua bottega un luogo di accoglienza e rifugio, piena di calore umano. Ma l’ago della bilancia ha deciso di pendere verso lo sprezzante senso dell’indifferenza. Dopotutto, nessuno ha mai detto, o scritto, che tutte le storie devono avere un lieto fine.