Che accade quando una donna scopre l’amante di suo marito? Le possibilità sono due: o farle guerra, o allearsi e fare guerra all’uomo. I capi d’accusa sono tanti: tradimento, incontinenza sessuale con l’aggravante di una sfacciata capacità dissimulatoria del proprio doppiogiochismo. E allora, si sa, l’unione fa la forza e aiuta a raffreddare quel cibo succulento che più fra tutti va servito freddo. Succede a una moglie (Leslie Mann) che scopre il marito (Nicolaj Coster Waldau) in una relazione con un’affascinante quarantenne (Cameron Diaz) la quale a sua volta non sa della vita coniugale dell’uomo. E quando entrambe, dopo le prime diffidenze iniziali, decidono di allearsi e mettersi all’inseguimento dell’uomo per poter rincarare la dose sul piatto della vendetta procrastinata, ecco spuntare un’altra donna (Kate Upton) giovane bionda e giunonica, che non esita ad unirsi al club delle raggirate.
Tirannia dell’orgoglio femminile ferito! Inizia una guerra al maschio senza esclusione di colpi, anche se meglio avrebbe fatto il regista Nick Cassavetes ad escluderne qualcuno in questa commedia rosa intitolata The other woman – Tutte contro lui. In effetti la traduzione italiana del titolo ben ricalca la semplicioneria di una storia che sorprende poco, cede a una comicità da B-movie, mostra la solita New York – solita per le commedie romantiche alla Cameron Diaz&Co- con gli stessi uffici di lusso, le belle ville a schiera, auto sportive, vizi e possibilità della upper class! Una battaglia in trincea condotta dalle tre donne fino allo scontro finale.
L’uomo è messo k.o. e sfoga nelle ultime scene un’incredibile isteria uterina fino a quel momento nascosta dal savoirfaire del latin lover. 110 minuti di commedia ben fatta tecnicamente, come la maggior parte delle produzioni americane, ma che nulla sperimenta né sul piano stilistico né su quello narrativo compresa la recitazione e gli attori -sempre quelli- del tipico romance hollywoodiano. Buon prodotto per la prima serata di qualche tv generalista. Fuori luogo in un contesto festivaliero.
Recensione a cura di Antonella Carone per alCinema.Org