Cinema

BORAT!

BORAT!

“Borat!” è un film strepitoso. Ovviamente, si deve avere una certa predisposizione nell’apprezzare il demenziale, del quale “Borat!” è una sorta di versione trash, con innesti candid-cameriani di assoluto pregio. Ma, pur nella sua demenzialità, è una pellicola veramente geniale. Sacha Baron Cohen, l’attore inglese già celebre per aver creato il personaggio di Ali G, per realizzare “Borat!” ha fatto le cose in grande, rischiando, più di una volta, il linciaggio. Fingendosi un immaginario giornalista kazako (Borat, appunto), si reca in America con un collega e la telecamera, allo scopo di girare un documentario sugli usi e costumi americani (il sottotitolo del film è infatti “Studio Culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan”). Nei panni di Borat, dunque, Sacha Baron Cohen porta avanti il suo “mockumentary” (falso documentario) sull’America e ce la presenta, nuda e cruda, nel suo spontaneo manifestarsi. Misogino, promiscuo e antisemita, Borat provoca le ignare “cavie”, ottenendo spesso ottiene ciò che vuole: il politically uncorrect. Dissacra, senza patemi, il bigottismo degli americani e la loro orgogliosa intolleranza. Intervista personaggi reali, rendendone la carrellata veramente grottesca: le femministe, l’istruttore di scuola guida, l’associazione dei seguaci del galateo, i ragazzi in camper ubriachi, i motivatori religiosi. Con il suo inglese maccheronico e al motto di “Jagshemash” (“come va?”) e del celeberrimo “Wa-wa-wee-wa” (un’esclamazione ebraica equivalente al “wow” ma con un’accezione un po’ volgare), Borat realizza sì un “mockumentary”, ma dai preoccupanti risvolti reali. Un roadmovie indisciplinato ma al contempo spassosissimo, soprattutto per le facce atterrite degli americani vittime delle provocazioni (Pamela Anderson compresa). Un film che assicura risate convulse, soprattutto se visto in inglese. Il nostro doppiatore, il pur bravo Pino Insegno, ci prova con discreti risultati ma l’originale è una spanna sopra.