Cinema

'Via col vento' avrà un sequel

'Via col vento' avrà un sequel

Rhett Butler che dice a Rossella O’Hara «Con un po’ di coraggio, puoi fare a meno di una buona reputazione». Rhett Butler che si arrabbia: «Sono ubriaco e intendo ubriacarmi ancora di più prima che sia notte». Rhett che la sfida umiliandola: «No, non penso che ti bacerò, anche se hai un gran bisogno di essere baciata. Ecco cos’hai che non va. Dovresti essere baciata e spesso, e da qualcuno che sa come farlo». Lo sapremo in autunno se questi cliché di Via col vento hanno trovato la via del nuovo prequel/sequel scritto da Donald McCaig, ex pubblicitario, ex agricoltore, autore di romanzi ben accolti dalla critica sulla Guerra Civile americana, e ora erede letterario di Margaret Mitchell, dopo dodici anni di tentativi falliti, cause legali e manoscritti cestinati, per dare a Via col vento il seguito numero due. Tanto ci è voluto ai legali dei nipoti della scrittrice di Atlanta e alla St. Martin Press per trovare l’autore giusto dopo Alexandra Rip l e y , i l c u i «Scarlett» nel 1991 dispiacque alla critica e piacque a milioni di lettori in tutto il mondo. Prima ci fu la seccatura di tentare di bloccare l’uscita del libro non autorizzato «The wind done gone», in cui la spavalda Alice Randall aveva l’ardire di raccontare la storia di Via col vento dal punto di vista della figlia di Mammy, la grassa balia nera di Rossella, senza avere chiesto il permesso. Poi ci fu il pasticciaccio di Emma Tennant, una scrittrice che si era guadagnata un certo rispetto col sequel più che decente di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, e che invece si è vista bloccare dagli avvocati la pubblicazione di un manoscritto di 600 pagine dal titolo «Tara», perché secondo gli eredi che lo avevano commissionato era «di gusto troppo inglese».Einfine c’era stato l’affaire Conroy, con Pat Conroy, l’autore del Principe delle maree, che contattato dagli avvocati dei Mitchell e dalla St. Martin’s Press si è detto disposto a scrivere il prezioso sequel numero due di Via col vento, a condizione di avere tanta libertà d’espressione da metterci la frase: «Dopo avere fatto l’amore, Rhett si girò verso Ashley Wilkes e disse, "Ashley, ti ho mai detto che mia nonna era nera?"». Il «Mitchell Estate» non apprezzò lo scherzo, ed eccoli arrivare alla scelta di Donald McCaig, il quale se non altro ha l’originalità di raccontarci la storia dal punto di vista di Rhett Butler impiegandoci poco più di quattrocento pagine, laddove la Mitchell aveva superato le mille. Lui nega di avere patito le restrizioni imposte ai suoi meno fortunati predecessori (proibito parlare di omosessualità, incesto e figli illegittimi, e proibitissimo far morire Rossella); rifiuta di dire quanto sia stato pagato; e ammette che in ogni caso è stata una strada in salita: sei anni di lavoro e un po’ troppa gente autorizzata a controllare. Quanto alla trama, McCaig ha dato soltanto un assaggio del romanzo che si chiamerà «Rhett Butler’s people». Ha detto che comincia con un duello tra Rhett e il fratello della prostituta Bella Watling, ha accennato al fatto che a un certo punto Rhett e Bella avranno un bambino, e ha parlato della dura educazione subita da Rhett, che da adolescente fu mandato a lavorare nella risaia del padre di Bella. Ci sarà anche un accenno all’omosessualità nascosta di un personaggio insospettabile, ma niente paura, non si tratterà di Ashley Wilkes. Quello è un asso nella manica da usare in un’altra occasione. Quando il «Mitchell Estate» sarà controllato da avvocati con un po’ più di senso dell’umorismo. Fonte: Il Corriere della Sera