Dopo il successo ottenuto nel 2003 adattando il romanzo “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti, Gabriele Salvatores torna nelle sale con un’altra sceneggiatura tratta da un romanzo dello stesso autore, “Come Dio Comanda” prodotto da Rai Cinema e Colorado Film. A differenza dell’esperienza precedente, però, questa ha richiesto numerosi tagli e variazioni rispetto al testo originale, di quasi 500 pagine, dandone un’interpretazione nuova ma pur sempre affascinante, rispetto a quella immaginata nel romanzo.
Protagonisti della storia, un ragazzino, Cristiano (Alvaro Caleca) ed il suo Dio, il padre Rino (Filippo Timi) che sembra regolare vita e morte sulla loro terra.
Nella descrizione del rapporto difficile ma profondo tra i due, affettuosità e giocosità sono costantemente mescolate ad un senso di autorità, di timore e alla violenza che è solo lo sfogo di un’insofferenza verso una situazione estrema e a tratti disperata. Frasi e discorsi accennati appena e a volte di nascosto a sostegno del razzismo, sono evidentemente l’affermazione di una sensibilità in senso opposto, dell’autore, e vogliono far notare che spesso l’intolleranza e l’odio verso l’altro nascono dall’insicurezza e dalla paura, non da una voglia gratuita di attaccare.
Sono tanti i temi toccati, nei discorsi e nei silenzi dei protagonisti: la libertà sentita come un’esclusiva per i ricchi e che deve essere conquistata dai poveracci con la forza. L’assurdo intento di un padre di insegnare questa violenza al figlio, paradossalmente proprio per amor suo, mostrandocelo in realtà come un padre incredibilmente presente, anche se invischiato in una vita sregolata.
Ma è proprio l’amore il tema dominante, nelle sue visioni più distorte e sempre mescolato alla violenza; l’amore e, forse, la sua incapacità di esprimersi apertamente tra l’incomprensione degli altri, se non, forse, con una lacrima nel finale.
Un Elio Germano strepitoso, riconferma la sua ecletticità ed il suo talento nell’interpretazione del personaggio Quattro Formaggi. L’amico mezzo matto dei due protagonisti cura meticolosamente un originale presepe, che rappresenta un po’ il suo microcosmo e ricerca l’amore nelle immagini di una porno star in tv. Ma si torva poi, sorprendentemente, a preparare una scena fittizia del crimine per far ricadere le sue colpe su Rino, lanciandoci un messaggio sull’idea che nessuno al mondo può essere completamente innocente.
“She’s the one” di Robbie Williams è il motivo di fondo che risuona, romantico, leggero e fiabesco nei momenti più improbabili, isolando il mondo interiore di ciascuno dal mondo esterno, dominato dal rumore e contornato di spettatori indistinti, simboleggiati dai loro ombrelli neri, tutti uguali.
Ciò in cui riesce grandiosamente Salvatores è instillare un senso di coinvolgimento, apprensione, affetto, finanche pena, nello spettatore, nei confronti di ciascun personaggio.
Durante la conferenza, il regista ha detto che ciò che apprezza nei romanzi di Ammanniti è il fatto che raccontano l’Italia attuale, vestendo la descrizione della nostra epoca nel genere noir. Ma soprattutto la presenza di un archetipo piuttosto antico e sempre attuale, nella narrazione e nella costruzione dell’intreccio. Ha fatto come esempio, un parallelo con le opere di Shakespeare: c’è un “prima”, c’è una notte tempestosa e c’è un “dopo”. I personaggi sono un re, padre-padrone, un figlio-principe adolescente ed un fool, un matto-buffone; nel primo atto si raccontano al pubblico, nel secondo naufragano su isole deserte o si perdono nei boschi (e nel film ritroviamo un caso simile) o in lande desolate in mezzo alla tempesta e nel terzo atto escono trasformati da questa esperienza.
Uscita: 12 dicembre 2008
Distribuzione: 01 Distribution
Roma, 2 Dicembre 2008
Protagonisti della storia, un ragazzino, Cristiano (Alvaro Caleca) ed il suo Dio, il padre Rino (Filippo Timi) che sembra regolare vita e morte sulla loro terra.
Nella descrizione del rapporto difficile ma profondo tra i due, affettuosità e giocosità sono costantemente mescolate ad un senso di autorità, di timore e alla violenza che è solo lo sfogo di un’insofferenza verso una situazione estrema e a tratti disperata. Frasi e discorsi accennati appena e a volte di nascosto a sostegno del razzismo, sono evidentemente l’affermazione di una sensibilità in senso opposto, dell’autore, e vogliono far notare che spesso l’intolleranza e l’odio verso l’altro nascono dall’insicurezza e dalla paura, non da una voglia gratuita di attaccare.
Sono tanti i temi toccati, nei discorsi e nei silenzi dei protagonisti: la libertà sentita come un’esclusiva per i ricchi e che deve essere conquistata dai poveracci con la forza. L’assurdo intento di un padre di insegnare questa violenza al figlio, paradossalmente proprio per amor suo, mostrandocelo in realtà come un padre incredibilmente presente, anche se invischiato in una vita sregolata.
Ma è proprio l’amore il tema dominante, nelle sue visioni più distorte e sempre mescolato alla violenza; l’amore e, forse, la sua incapacità di esprimersi apertamente tra l’incomprensione degli altri, se non, forse, con una lacrima nel finale.
Un Elio Germano strepitoso, riconferma la sua ecletticità ed il suo talento nell’interpretazione del personaggio Quattro Formaggi. L’amico mezzo matto dei due protagonisti cura meticolosamente un originale presepe, che rappresenta un po’ il suo microcosmo e ricerca l’amore nelle immagini di una porno star in tv. Ma si torva poi, sorprendentemente, a preparare una scena fittizia del crimine per far ricadere le sue colpe su Rino, lanciandoci un messaggio sull’idea che nessuno al mondo può essere completamente innocente.
“She’s the one” di Robbie Williams è il motivo di fondo che risuona, romantico, leggero e fiabesco nei momenti più improbabili, isolando il mondo interiore di ciascuno dal mondo esterno, dominato dal rumore e contornato di spettatori indistinti, simboleggiati dai loro ombrelli neri, tutti uguali.
Ciò in cui riesce grandiosamente Salvatores è instillare un senso di coinvolgimento, apprensione, affetto, finanche pena, nello spettatore, nei confronti di ciascun personaggio.
Durante la conferenza, il regista ha detto che ciò che apprezza nei romanzi di Ammanniti è il fatto che raccontano l’Italia attuale, vestendo la descrizione della nostra epoca nel genere noir. Ma soprattutto la presenza di un archetipo piuttosto antico e sempre attuale, nella narrazione e nella costruzione dell’intreccio. Ha fatto come esempio, un parallelo con le opere di Shakespeare: c’è un “prima”, c’è una notte tempestosa e c’è un “dopo”. I personaggi sono un re, padre-padrone, un figlio-principe adolescente ed un fool, un matto-buffone; nel primo atto si raccontano al pubblico, nel secondo naufragano su isole deserte o si perdono nei boschi (e nel film ritroviamo un caso simile) o in lande desolate in mezzo alla tempesta e nel terzo atto escono trasformati da questa esperienza.
Uscita: 12 dicembre 2008
Distribuzione: 01 Distribution
Roma, 2 Dicembre 2008