Cinema

DARK SHADOWS

DARK SHADOWS

Barnabas Collins, trasformato in un vampiro da una malvagia strega e rinchiuso in una bara sigillata per secoli, viene ritrovato e liberato. Disseppellito e convinto di poter recarsi tranquillamente nella sua magione, scopre che essa è andata completamente in rovina. Incontrati i nuovi proprietari, dai quali si fa spiegare cosa è successo negli anni in cui lui non era stato presente, scopre che la causa di tutto ciò è la AngelBay, azienda fondata da Angie, strega che fece la maledizione su Barnabas e ancora di lui perdutamente e pericolosamente innamorata.

Benché la sceneggiatura non sia di Burton – lo script è di Seth Grahame-Smith, già autore del romanzo(?) Orgoglio e Pregiudizio e Zombie (di cui peraltro è appena uscito l’ immancabile seguito Finchè Morte Non Ci Unisca) -  Dark Shadows, trasposizione su grande schermo della serie tv americana omonima anni ' 60, soffre comunque della classica mancanza di continuità narrativa propria  di  quasi tutte le pellicole del nostro. Il film infatti vive per la maggior parte di scenette semi-isolate fra loro, quasi fossero delle strisce fumettistiche simil-famiglia Addams, unite solamente da una trama che è poco più di un pretesto. Di fatto questa particolarità -  che è fra le cifre stilistiche di Burton insieme alle scenografie sghembo/gotiche, a personaggi un po’ freak e un po’ disadattati ed a Johnny Depp -  è talmente riscontrabile in quasi ogni lavoro del regista che, di conseguenza, rischia di finire per cedere al manierismo e all’ auto-citazionismo. Il sospetto di  “autosufficienza”  - Burton a questo punto della sua carriera pare essere sufficiente a sé stesso, pochi o nessun guizzo di fantasia, quasi che bastasse il nome/marchio di fabbrica quale garanzia di meraviglie  - già lo si intuiva dai tempi del comunque bello Big Fish ma oggi diventa palese quando, senza alcuna fatica, si cominciano a riconoscere richiami a quanto già fatto in precedenza (Deep / Barnabas ipnotizza muovendo le mani come gli insegnò il Bela Lugosi di Martin Landau in Ed Wood, mentre il prologo sembra preso di peso da La Leggenda Di Sleepy Hollow con tanto di fantasma Sposa Cadavere). Sotto questa luce viene da pensare a Dark Shadow,  più che ad un ulteriore capitolo della propria personale visione autoriale,  come ad un’ operazione  per  “far cassa”, tentando di bissare il successone dell’ orrido Alice In Wonderland (forse il punto più basso della cinematografia burtoniana e ciò nonostante premiato da incassi stellari…e questo già potrebbe dirla lunga sullo stato dei gusti cosiddetti “di massa”). Detto ciò, fortunatamente, il film  risulta per la maggior parte del tempo anche piacevole e qualche sorriso riesce a strapparlo nonostante le cadute di ritmo e i tempi..... "morti". Però l’ irriverenza quasi fanciullesca, visionaria e scatenata di Beetlejuice o di Mars Attacks! continua a restare lontana anni luce.