Cinema

Film-scandalo di Dhorasoo sui Mondiali di Calcio 2006

Film-scandalo di Dhorasoo sui Mondiali di Calcio 2006

I MONDIALI di calcio come non li avete visti mai. Uno sguardo dal buco della serratura, un occhio indiscreto sulla vita dei giocatori fuori dal campo: un'esistenza che si svolge tra interminabili corridoi d'albergo, lo scendere e salire dai pullman, il programma della giornata sempre uguale (pasti, allenamenti, riposo), scritto a mano sulla lavagna dell'allenatore. Piccoli dettagli, indizi di un'atmosfera assai poco patinata, che fa da contraltare alle folle oeaniche e all'adrenalina degli stadi. E poi - visto che nel caso specifico parliamo della Francia, sconfitta ai rigori, in finale, dall'Italia - sullo schermo scorrono anche le immagini della più bruciante delle delusioni: il silenzio irreale dello spogliatoio, la depressione dopo la partita persa. C'è tutto questo nel documentario Substitute, che sarà presentato, in anteprima per l'Italia, al Bellaria Film Festival, e di cui Repubblica.it vi mostra in esclusiva una clip. La pellicola, che dura poco più di un'ora, è stata girata, in presa diretta, da Vikash Dhorasoo. Ovvero - come lui stesso si definisce nel film, tra il rassegnato e l'orgoglioso - dalla "riserva di Zidane" agli ultimi Mondiali. Ruolo sulla carta prestigioso, ma nella realtà tragico: se sei il rimpiazzo dell'icona delle icone calcistiche del tuo Paese, è probabile che il campionato lo vedrai quasi sempre lontano dal campo. Ed è questo che, in effetti, accade a Dhorasoo: classe 1973, centrocampista, esordio nel Le Havre, e poi Lione, Bordeaux, Milan (nella stagione 2004-2005) e Paris St. Germain. Ma lui, in qualche modo, si prende la sua rivincita: osando l'inosabile, violando l'estremo tabù, la riservatezza del ritiro della Nazionale. Merito (o colpa) del cantante e autore di videoclip Fred Poulet, che - come si vede anche nel film - prima dell'avvio dell'avventura Mondiale contatta il giocatore, gli mette in mano una cinepresa super8, e lo convince a girare clandestinamente la sua vita quotidiana di eterna riserva. Per farne, appunto, un documentario. E così, attraverso le sequenze (chiaramente dilettantistiche) girate da Dhorasoo, vediamo come, in certi casi, il Mondiale può rivelarsi un'avventura molto poco eccitante. In primo luogo, perché il nostro eroe, come dice spesso nel corso del film, è ovviamente frustrato per il fatto di non giocare (al contrario di quanto accaduto nelle partite di qualificazione, in cui era sceso spesso in campo). In secondo luogo perché al di fuori del cerchio magico del campo, in cui le riprese dell'improvvisato regista mancano, scopriamo il resto della vita nel ritiro. Gli alberghi, che per quanto lussuosi appaiono sempre e comunque squallidi, con i loro corridoi male illuminati, le stanze tutte uguali, le sale da pranzo vuote se non all'ora dei pasti. E poi le "scappatelle" di Dhorasoo, gli incontri clandestini, ai margini dei luoghi di allenamento, in cui Poulet gli consegna nuove bobine per i filmati clandestini. Ancora, via di mezzo tra l'eccitazione delle partite e la tristezza degli hotel, vediamo sullo schermo i momenti di passaggio: gli arrivi in pullman, i cronisti e i fan sempre appostati, i sottopassaggi degli stadi. Fino al momento cruciale, quel 9 luglio 2006 in cui, a Berlino, Francia e Italia si sfidano: gli azzurri vincono ai rigori. E dopo la partita, nello spogliatorio di Zidane e soci, regnano il silenzio, il calo di energie, la tristezza, gli sguardi di simpatia, quasi di pietà, del personale dello stadio. Questi i contenuti del film. Notevole anche per ciò che "non" appare: la testata di Zidane a Materazzi, ad esempio; o le conversazioni tra le star della Nazionale francese. Eppure, nonostante la discrezione di chi lo ha girato, quando i compagni e l'allenatore Domenech scoprono che si tratta non di un filmino amatoriale, ma della base per un documentario da distribuire nelle sale, scoppia lo scandalo: Dhorasoo diventa oggetto di una campagna denigratoria, e anche il Paris St. Germain, in cui milita, lo licenzia per "motivi disciplinari". Ma il piccolo Vikash, cacciato dal campo, si prende, almeno sul piano cinematografico, delle belle rivincite: il suo film va al Festival di Berlino e a quello di Belfort, dove vince anche un premio. E adesso comincia anche l'avventura italiana, con la proiezione a Bellaria: rassegna specializzata nelle opere documentarie, con tanti titoli interessanti proposti a pubblico e critici dall'1 al 5 giugno. Per tutte le informazioni sul programma, basta andare sul sito della manifestazione.